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R Recensione

8/10

Suede

Bloodsports

Caro Bernard, ti abbiamo voluto bene, ma per favore stai lontano dai Suede. Produci pure Duffy, produci Kate Nash, produci chi ti pare, spegni come meglio credi le ultime fiammelle del genio infuocato che un tempo risiedeva in te, ma stai lontano dai Suede.

In realtà non ci sarebbe bisogno di chiederlo, mister Butler s'è già espresso con parole poco lusinghiere sull'eventualità di riformare i Suede, quindi il rischio di vederlo di nuovo parte del progetto è quanto mai remoto. Però è anche vero che s'è letta molta gente piagnucolare sul fatto che nella rinata band britannica non ci fosse lui, bensì il presunto clone Richard Oakes (molto presunto e poco clone) e il tastierista Neil Codling

A questi discutibili puristi domando cosa abbiano compreso davvero dei Suede: la solidità di "Coming Up" e il coraggio di "Head Music" non sono allora serviti a niente? Questa formazione vanta almeno una quindicina di brani classici al suo arco, per quale assurdo motivo avrebbe meritato meno fiducia di una rimpatriata con Butler? Con un Butler per giunta che da una decina d'anni non dà che segni di una salute avvilente a livello creativo?

Tolto il sassolino dalla scarpa e urlato quindi che sono questi, e solo questi, gli unici Suede possibili nel 2013, non si può che accogliere questo "nuovo debutto" con un inchino. Niente fanatismi, visto che è piaciuto ovunque: si è beccato un "universal acclaim" su Metacritic e persino Pitchfork, la webzine che vede la musica britannica come la causa di tutti i mali del mondo, gli ha rifilato una recensione più che positiva.

"Bloodsports" contiene tutto ciò che i Suede sanno fare: brit-pop romantico e decadente, con le chitarre che a tratti distorcono abrasive e a tratti inneggiano epiche, un possente motore ritmico con linee di basso sempre in evidenza, tastiere di contorno ma sempre capaci di dare l'atmosfera decisiva, e una voce ormai leggendaria.

Qualcuno l'ha definito un disco a metà fra "Dog Man Star" e "Coming Up", una definizione non peregrina, se consideriamo il mood. Precisiamo però che non si tratta di un disco del 1995: a produrre è infatti tornato Ed Buller, che nel frattempo non è stato con le mani in mano, lavorando ad esempio su un mega-classico del rock inglese anni Zero quale "To Lose My Life" dei White Lies. Perfettamente a suo agio con l'attualità, Buller aiuta quindi i Suede a andare oltre il mero revival. 

Se la formula compositiva è già collaudata (con quelle anomale sequenze di accordi discendenti, uno dei marchi di casa Suede), gli arrangiamenti mostrano nuove possibilità espressive per il quintetto e il suono è sfavillante, non ci stupirebbe se ci dicessero che si tratti delle basi strumentali di una band nuova ispiratasi ai Suede (sta bene che questo non sarebbe fattibile, perché le trame chitarristiche sono troppo peculiari da poterle replicare senza sembrare dei cloni, era una maniera come un'altra per testimoniare la freschezza del tutto).

Le canzoni sono di alto livello, magari non tutte (il lento "For the Strangers", che pure ha riscosso diversi consensi e non si può certo dire sia brutto, dà comunque un po' la sensazione di pilota automatico), ma quando il bersaglio viene centrato l'effetto è feroce. Chi dai due scattanti brani di anteprima, "Barriers" e "It Starts and Ends With You", si fosse aspettato un disco primaverile, dovrà ricredersi: ci sono solo altri due pezzi vivaci come quelli, le altre sei sono ballate struggenti. Brett Anderson canta con una drammaticità rara, era dai tempi "Europe Is Our Playground" che non ci metteva tanto sangue.

Oltre alla "Barriers" di cui sopra, che sembra voler insegnare ai vari Coldplay e Arcade Fire come si gestica davvero al meglio il concetto di coralità, le gemme più luminose del lotto sono "Sabotage" (intro con tastiere e bassone distorto, ritornello celestiale e chitarre che lacrimano acutissime) e il trittico di chiusura, formato da "What Are You Not Telling Me?", "Always" e "Faultlines": una sequenza di brani da depressione suicida, degna di "Dog Man Star", ma con l'orchestra sostituita dai tappeti ambientali di Codling. Da applausi anche lo sforzo di Oakes, che scavalca gli steccati che lo hanno reso famoso, affogando la chitarra nell'eco, ingolfandola di effetti che da animale d'assalto la mutano in una colata di suoni irreali e impalpabili, perfetti corrispondenti dei fantasmi che tremolano nella voce di Anderson.

I sette anni senza Suede sono sembrati davvero infernali. Un mondo senza valori, una vita grigia e noiosa. Ora però non pensiamoci più, i nostri amici sono tornati e speriamo che si fermino per un po'.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 23 voti.
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sfos 8/10
gramsci 8,5/10
fgodzilla 7,5/10
loson 7,5/10
unknown 7,5/10
Dr.Paul 6,5/10
salvatore 6,5/10
Lepo 8/10
angelscof 8,5/10
Wrinzo 8/10
REBBY 6/10
andy capp 5,5/10

C Commenti

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Franz Bungaro (ha votato 7,5 questo disco) alle 9:12 del 15 aprile 2013 ha scritto:

Non me l'aspettavo, anzi, di più, partivo molto prevenuto. Quest'album invece mi è piaciuto tanto e l'ascolto a ripetizione da tempo. Non sono d'accordo solo sul giudizio su "For the strangers"...a parer mio, il brano più bello dell'album, uno dei più belli dell'anno...ad avercene!

Sor90 alle 18:56 del 15 aprile 2013 ha scritto:

Per me un gran ritorno! Viaggiamo sul 7,5, fra le migliori senz'altro il quartetto di apertura e "What Are You Not Telling Me". Sono in disaccordo col recensione su "For the Strangers", mi ricorda alcune canzoni dalla raccolta "Sci-Fi Lullabies" come "Modern Boys", forse la meno ispirata è "Hit Me". Al di là di tutto, non potevamo chiedere di meglio, un Anderson in grande spolvero e Oakes che una volta per tutte conferma la sua capacità (certo che dopo aver composto roba come i riff di Beautiful Ones e di Lazy c'era poco da dimostrare). Voglio ascoltarlo ancora prima di dare un giudizio definitivo, ma direi che nella mia personale classifica si pone al quarto posto dopo i primi quattro album.

Sor90 alle 18:57 del 15 aprile 2013 ha scritto:

*primi tre

sfos (ha votato 8 questo disco) alle 23:52 del 16 aprile 2013 ha scritto:

Emozionante perchè ci senti tutta la storia di questa band, eppure suona pienamente calato nello spirito dei nostri tempi. C'era bisogno di un disco così, che parlasse direttamente al cuore con la forza delle melodie. E qui di melodie salvavita ce ne sono, alcune al livello dei loro classici. Ma di fatto qui ci sono già dei brani che sono classici. Ritorno mozzafiato. Bravo Fede.

fgodzilla (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:48 del 17 aprile 2013 ha scritto:

mai considerati particolarmente ma questo e' veramente un bel disco

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 18:04 del 17 aprile 2013 ha scritto:

Se dici così allora vuol dire che è giunto il momento di riconsiderarli, sarà una bella riscoperta...

benoitbrisefer (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:12 del 21 aprile 2013 ha scritto:

Quoto Franz! Caspita che ritorno!! Al doveroso scetticismo iniziale si è sostituito un lungo e molteplice ascolto di un disco veramente bello, capace di riportare ai fasti di Dog Man Star ma senza suonare retrò o apparire fuori tempo massimo. Evidentemente c'è gente a giro tutt'altro che morta nonostante l'età: si vedano anche i "nuovi" Wire, Section 25 e Pankow

loson (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:41 del 21 aprile 2013 ha scritto:

Sì, ritorno mozzafiato.

unknown (ha votato 7,5 questo disco) alle 12:06 del 4 giugno 2013 ha scritto:

un ottimo disco davvero sono contento di aver preso questo disco grazie alle vostre recensioni un ottimo ritorno

solo una cosa ..lo ascoltavo in macchina ..c'era un mio collega assieme ..che mi ha chiesto se era il nuovo dei coldplay

in effetti premettendo che i cold mi stanno pienamente sui marroni......mi rendo conto che questo disco pur essendo ottimo

si perde nel marasma di tutti i gruppi odierni..non ci sono sonorita' nuove

insomma grandi i suede ma sono stati seminali negli anni 90..oggi le loro sonorita' risultano un po datate

in ogni caso ottimo ritorno....

Dr.Paul (ha votato 6,5 questo disco) alle 12:53 del 4 giugno 2013 ha scritto:

i coldplay? suede scambiati per coldplay sembra il mondo in reverse!!

....è come se ascoltando the fool on the hill uno mi chiedesse : "chi sono gli oasis?". manca l'orecchio e un filino di esperienza a molta gente....

loson (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:59 del 4 giugno 2013 ha scritto:

Ahahah... Paul, i Coldplay ormai sono il referente number 1 quando si vuole giudicare il pop britannico, anche quello che con loro non c'entra niente. Un po' come i Radiohead dei tempi d'oro. XD

unknown (ha votato 7,5 questo disco) alle 0:01 del 5 giugno 2013 ha scritto:

ahah ..beh !! il mio amico e' capace di ascoltare i codplay come valerio scanu di musica capisce un kaiser

quando gli ho detto che erano i suede manco sapeva chi fossero

nel frattempo pero' bisogna tenerne conto..o meglio

se io gli faccio ascoltare gli einsturzende a lui gli si rizzano i capelli in testa ..e io rido una volta

se metto nel lettore i motorpsycho mi dice che e' solo rumore..non gli sono piaciuti neanche i mercury rev

quindi quando mi dice che i suede gli piacciono e assomigliano ai codplay permettemi di preoccuparmi un filino

lui non puo comprendere la differenza di classe tra i due gruppi

due sono i casi ...ho avuto fortuna..e ho trovato un gruppo che gli piace finalmente e posso disintossicarlo da scanu e masini

oppure le sonorita di questo disco assomigliano troppo a certe sonorita' odierne

in realta' penso che il brit pop oggi non abbia piu' la stessa forza di un tempo..ed e anche logico

in ogni caso a me e' piaciuto lo trovo conforme a cio' che hanno fatto nel passato

di solito ho molta paura dei grandi ritorni e solo grazie alla vostra recensione che l'ho preso e non me ne pento anzi

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 20:43 del 5 giugno 2013 ha scritto:

Uno di quei (strani) casi in cui "reunion" non fa rima con "oblivion". Sorta d'incrocio dinamico e ragionato tra l'esordio e un "Coming Up" 2.0, con pezzi come "Snowblind", "For The Strangers", "Hit Me" e "Always" che non sfigurano affatto accanto al loro miglior canzoniere. Anderson canta quasi meglio di vent'anni fa, chapeau.

Lepo (ha votato 8 questo disco) alle 20:46 del 3 settembre 2013 ha scritto:

Per adesso, uno dei miei album preferiti di questo 2013. Dà paga a non so quante giovani next big thing britanniche e non solo, senza dover strafare, lasciando che siano esclusivamente le canzoni a parlare, con la forza di melodie ispiratissime. Basterebbe la splendida "Sabotage" per consigliare l'acquisto di questo "Bloodsports", ma veramente i pezzi da novanta non latitano qui: pezzi quali "Faultlines" o "Sometimes I feel I'll float away", giusto per citarne alcune, sono lì a dimostrarlo.

Perfettamente d'accordo col recensore circa l'epicità vera e non forzata di "Barriers"; come già scrivevo all'inizio, quante band più o meno giovani (penso a rottami ambulanti come Coldplay o Muse) cercano di inseguire la fiamma del ritornello magniloquente o della coralità carica di pathos, fallendo pateticamente nel tentativo! Che poi questa gente riempa gli stadi e i Suede se li caghino giusto in Inghilterra, questo è un altro discorso, che non inficia assolutamente la grandezza di questa splendida prova. Un gran ritorno, se ne sentiva la mancanza.

tramblogy alle 17:03 del 14 novembre 2013 ha scritto:

stasera pronti??

Lepo (ha votato 8 questo disco) alle 17:56 del 14 novembre 2013 ha scritto:

Prontissimi!

tramblogy alle 10:52 del 15 novembre 2013 ha scritto:

dio esiste...sotto la camicia. so young da rimanerci secchi!

loson (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:41 del 16 novembre 2013 ha scritto:

Invidio a morte tutti quelli che sono andati al concerto, sappiatelo.

nebraska82 (ha votato 7 questo disco) alle 14:56 del 22 dicembre 2013 ha scritto:

lo sto riascoltando, è davvero bello. "hit me" tra i singoli più incisivi dell'anno.