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R Recensione

7/10

Rhys Marsh And the Autumn Ghost

Trio

Trio” è un live album – rilasciato in doppio cd – registrato in presa diretta in studio (lo scorso Febbraio), durante le prove del tour di “The  Blue Hour”, lo splendido lavoro pubblicato nel 2012 dal cantante e musicista anglo-norvegese.

La sua poetica  capace di invocare numi tutelari del calibro di Nick Drake, Robert Wyatt, King Crimson (quelli delle canzoni più minimali), Talk Talk, Anekdoten, Motorpsycho, The Divine Comedy, LandberkThe Czars e che nei dischi si esprime attraverso la ricerca di una raffinatezza maniacale, dal vivo sprigiona tutte le sue potenzialità, abbandonando le forme composte per aprirsi a lunghi momenti di improvvisazione, risultando alla fine più verace e graffiante.

Nulla smentisce l'emozionale essenza di Rhys Marsh: questa semmai appare intensificata e desiderosa di muoversi su una corda tesa senza il bisogno di una rete di protezione. Perderemo anche l’ampia sezione fiati – tromba, trombone, clarinetto, oboe, tuba, fagotto dipingevano l’anima delle canzoni di “The Blue Hour” – ma come questo trio  (Rhys Marsh, voce e chitarra elettrica, Ole Kristian Malmedal, piano elettrico e voci, Anders Bjermeland, batteria e voci, con il supporto di Ketil Vestrum Einarsen, già con Jaga Jazzist e Motorpsycho, al flauto) riesce a incarnare – in modo drasticamente diverso – lo spirito di composizioni inizialmente molto elaborate, ha qualcosa di sorprendente. Mi verrebbe da pensare che per accostarsi al repertorio della band si potrebbe tranquillamente cominciare da qui: non ho remora alcuna a dire che la versione di And I Wait offerta oggi ha qualcosa di magico rispetto a quella che ascoltavamo in apertura di “The Blue Hour”. Le amalgame vocali fanno venire brividi intensissimi e immettono quella che era una semplice canzone in un fluire sensoriale capace di dilatarne ogni intuizione fino a renderla una sorta di suite minimale. The Place Where You Live subisce la stessa metamorfosi, ma il risultato è talmente appagante da togliere la voglia di ritornare necessariamente alla sua foggia primigenia. The Movements Of Our Last Farewell che su “The Blue Hour” era una piccola perla di neanche tre minuti, diviene ora una cavalcata Crimsoniana, in grado di impersonare le sfuggenti geometrie di “Red”. I Watched, As You Disappear, si muove felpata fra distesi ritmi jazzati e irruenti inquietudini, rammentandoci le brumose atmosfere degli svedesi Anekdoten. E davvero toccante è la crepuscolare epifania di All Light Fades (originariamente sul debutto “The Fragile State Of Inbetwen” del 2005) , nella quale il convergere delle voci è talmente ammaliante da togliere il respiro.

Watch The Sky Fall è il pezzo inedito: una nervosa jam strumentale che si ricollega a quella idea di psichedelia progressiva incastonata su ambientazioni krautrock tanto cara ai connazionali Motorpsycho.

La duttile voce di Marsh, con tonalità che sanno lambire vette di veemenza hard-prog e avvallamenti di malinconica introspezione, nella dimensione live amplifica il calore di cui sono ammantante le piccole sinfonie chamber-pop dei suoi dischi.

Insomma la musica di Marsh e dei suoi Autumn Ghost stravolge la propria forma, ma restituisce una sostanza più vivida che mai.

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