V Video

R Recensione

7,5/10

Bravestation

Giants & Dreamers

Ma cosa avrà il Canada di così magico? Davvero, mi ritrovo a chiedermelo spesso. Forse saranno quei paesaggi paradisiaci, quelle casette adagiate in riva a laghi di un turchese vivo o quelle distese di foreste smeraldine che campeggiano in tutti i depliant di viaggi. Ci deve essere per forza qualcosa, qualcosa che riesca ad ispirare così tanto,un segreto nascosto che possa finalmente riempire tutti i “perché”. Ma come avrà fatto il Canada a dare i natali a band come Arcade Fire, Great Lake Swimmers, Wolf Parade (ai quali sono stati paragonati i nostri protagonisti più e più volte), piuttosto che Broken Social Scene? Semplici coincidenze?

 

Certe domande senza risposta sembrano destinate ad un infinito fluttuare nella nostra mente, specie quando poi ti capita di ascoltare un’ennesima band proveniente da questo curioso paese: i Bravestation.

 

Ad ogni modo, ora prendete gli idilliaci e verdeggiati paesaggi canadesi e metteteli da parte. Perché questa band, in un modo tutto suo, sarà capace di catapultarvi nel bel mezzo delle caldi estati degli anni ’80.

 

Ma passando alle presentazioni, i Bravestation sono un gruppo composto da quattro canadesotti di Toronto dal faccino acqua e sapone: Devin Wilson, voce principale con tonalità quasi in falsetto e basso, Derek Wilson alla chitarra, Jeremy Rossetti il batterista dal capello da boscaiolo e, infine, il polistrumentista Andrew Heppner.

 

Questi quattro ragazzotti non sono propriamente nuovi sulla scena musicale, visto che hanno già all’attivo un Ep prodotto fra le loro mura casalinghe nel 2010 e diffuso senza l’aiuto di etichette discografiche, ma con la sola forza mediatica del web.

 

Ed è di nuovo all’interwebs che chiedono l’aiuto di “a sea of supporters to help us spread our stories & songs” per il loro album di debutto (sempre autoprodotto) che è uscito il 10 luglio: “Giants & Dreamers”.

 

Volendo descrivere Giants & Dreamers, la prima cosa che balza all’ascolto è il perfetto fondersi di suoni di una modaiola chillwave, come in ‘Tides of the Summit’,  con echi acustici di una new-wave dei primissimi anni '80, ancora impregnata di progressive, somministrata attraverso svariati momenti corali che caratterizzano tutto il disco e che rendono i riff di chitarra più docili.

 

Il tutto viene animato da ritmi tribali (come loro stessi si attribuiscono), perfettamente resi da ben dosati giochi di percussioni. E ‘Signs of the Civilized’, durante la quale sembra d’ascoltare un giovane Phil Collins divertito da zuccherosi beat danzerecci,  ne rappresenta un perfetto esempio.

 

‘Amaranthine’ e ‘Kaleidoscope’ si assestano come piacevoli esperienze d’ascolto dai tratti dream-pop.

 

Ma i momenti più riusciti sono sicuramente ‘Fluorescent Scenes’ e ‘Western Thrills’ , dove la voce di Devin sembra un perfetto incontro tra Hyden Thorpe  e Spencer Krug.

 

L’unico episodio dai rumori più elettronici, seppure di minore importanza (se paragonato ai precedenti variegati episodi),  è ‘Future of Love’ che chiude l’album e che dà un senso di inaspettata quiete.

 

Volendo concludere, Giants & Dreamers non sarà certo il disco dell’anno e i Bravestation non avranno certo apportato niente di nuovo alla scena musicale. Ma rimane il fatto che questo disco dalle sole ‘9’ tracce può ritenersi un ascolto più che onesto, nonché un ammirevole tentativo di sperimentazioni sonore.

 

V Voti

Voto degli utenti: 5,8/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.