DIIV
Oshin
Il movimento legato alla Captured Tracks e agli incroci tra dream pop e shoegaze che stanno segnando molto indie recente ha partorito, con questo “Oshin” dei DIIV (ex Dive), il suo disco quintessenziale, e sia detto nel senso deleterio. Qua si ritrovano a raccolta tutti i caratteri che hanno fatto il genere, declinato con leggere varianti dai vari Beach Fossils (di cui il leader dei DIIV è chitarrista), Wild Nothing, Craft Spells, Real Estate, The Drums, Smith Westerns, Tamaryn, Desolation Wilderness, persino The Pains of Being Pure at Heart, e via dicendo. Ma si ritrovano per guardarsi allo specchio e dirsi quanto sono bellini con una pashmina in più.
Si ritrovano, soprattutto, in canzoni che troppo spesso girano melodicamente a vuoto. Costruiti su arpeggi chitarristici fatti e suonati con lo stampino, i pezzi non trovano nessun riscatto nelle linee vocali, al solito immerse nel riverbero e sprofondate nel suono fino quasi a diventare delicata poltiglia color pastello. Ne escono dei Beach Fossils reinterpretati da una cover band in pantaloncini corti dei My Bloody Valentine, e per lo più si traccheggia in momenti strumentali molto scolastici (nei due pezzi propriamente strumentali ma anche nei moltissimi passaggi a vuoto di “Past Lives”, “Air Conditioning”, “Earthboy”, “Oshin” ecc ecc), cui non basta per redimersi la ballabilità data da una batteria post punk che tira sempre uguale a se stessa.
Si segnala, al più, qualche episodio neworderiano (“Wait”) e i due singoli che ai tempi pre-internet avrebbero fregato l’ascoltatore fiducioso che si fosse azzardato a comprare il disco: “How Long Have You Known” (che sembra dei Drums, a dire il vero, e che viene praticamente autoplagiata in “Sometime”, tanto per dire quante poche idee girino in questo disco) e soprattutto “Doused” funzionano, quest’ultima bella post punk quadrata, senza annacquamenti, diritta sul basso come un treno, come se fosse uscita dal revival mid-‘00. Da tenere per le feste a tema Cure.
Il resto è buono come documento fedele dell’indie anni dieci. Nella sua versione non riuscita.
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