V Video

R Recensione

6/10

Frankie Rose

Interstellar

A due anni da “Frankie Rose and the Outs”, risultante di un’importante gavetta nel sostrato indie-rock della grande mela (come batterista: Crystal Stilts, Vivian Girls e Dum Dum Girls), la nuova release della Rose, “Interstellar”, evidenzia un deciso avanzamento stilistico della proposta – licenziata, ancora, dalla Slumberland Records.

Nell’immaginario di ‘Miss’ Frankie, e nei solchi del suo sound, il connubio Cocteau Twins, David Lynch e Spaceman 3 è ancora miscela proiettata in composizioni al crocevia tra sentori da revival retrò(maniaco) e possibilità (space)pop ‘futuribili’; sommariamente, il disco echeggia gradazioni dreamy e principi dark/goth ("Daylight Sky"), movenze da residui noise ma declinate in ancoraggi synth pop - su un terreno meno garage rispetto all’esordio.

Tradotto: un uso più consistente di keyboards, rispetto al recente passato; su scie beat&pulse ‘80s, anche, più background new wave (“Moon in my mind”), a scalfire il cuore di arrangiamenti tanto pratici nel sostenere andamenti ritmici e scanzonati, quanto funzionali nel dilatare certe atmosfere e renderle, in ampiezza, eteree - sovente a sconfinare in zona ambient (con connubio ben riuscito di questi tratti, sia nella opening track “Interstellar”, sia sui rintocchi di “Apples of the Sun”).

Le reali fiammate dell’album risultano essere, a conti fatti, i due episodi più condensati: “Night Swim”, caratterizzata, nelle strofe, da un giro jangle travolgente (Johnny Marr sempre in cattedra) e da sfregi shoegaze, su mood vagamente post-punk; e “Know Me”, che è garage (dream)pop e impulso wave (The Cure), su messe a fuoco non molto distanti da certe estetiche glo. Non mancano alcuni momenti su battiti primordiali (“Gospel / Grace”, in spirali ipnotiche di melodia per tastiere e chitarra effettata), o in formato ballata intergalattica (“Pair of Wings”).

Lavoro ambizioso, sì compatto (per minutaggio), e discretamente compiuto “Interstellar”, benché dal lascito tutto sommato ancora acerbo – mancano, in estrema sintesi, i colpi che stendono. Non rimane che attendere, fiduciosi, nuovi sviluppi.

V Voti

Voto degli utenti: 5,7/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Cas 6/10
Teo 6/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

crisas (ha votato 5 questo disco) alle 4:00 del 26 marzo 2012 ha scritto:

Troppo piatto, salvo soltanto Know me. Frankie Rose and the Outs non era un capolavoro ma aveva un suo stile.

salvatore (ha votato 5 questo disco) alle 10:32 del 26 marzo 2012 ha scritto:

Completamente d'accordo con la rece del bravo Mauro

C'è qualche bella idea, ma il tutto è troppo legato a stilemi triti e ritriti per incidere davvero. La sperimentazione si ferma a livello di intento e le melodie sono (quasi sempre) appena abbozzate...Spesso affiora una sensazione di noia.

Cas (ha votato 6 questo disco) alle 10:37 del 26 marzo 2012 ha scritto:

appoggio tutta la linea Mauro! un disco che non cala mai abbastanza da fermare gli ascolti ma che nello stesso tempo lascia un senso di incompiutezza al termine dei 10 pezzi. (oltre ai due apici da te citati aggiungo anche la bellina Had We Had It)