R Recensione

8/10

It Hugs Back

Inside Your Guitar

Matthew, Paul, Dimitri e Jack. Quattro ragazzini della contea del Kent dall’aria ingenua e simpatica, almeno a giudicare dalle foto. Immagini che immortalano un improbabile e variopinto gruppo di amici: c’è il finto nerd con i suoi capelli a spazzola, occhiali e maglioncino rosso, c’è lo spilungone magro magro con una felpa enorme e i due capelloni alternativi. Non puoi non pensare all’high school, non puoi non vederli ad ascoltare i Good Charlotte per tutta la giornata e a fare continuamente gli idioti con le coetanee.

Poi ascolti la loro musica e scopri che in fondo non sono poi così superficiali e immaturi come è legittimo aspettarsi da adolescenti della loro età. Scopri che hanno un certo estro artistico e che ci sanno pure fare; e scopri che forse non è una cosa così strana che la 4AD non abbia esitato un istante a assicurarsi la firma di questi giovani.

Già la 4AD. Proprio quella, la mitica casa discografica indipendente specializzata in sonorità new wave e dream pop che può vantare la produzione di artisti del calibro di Cocteau Twins, Dead can dance, Birthday party, Blonde redhead, Bauhaus e Red house painters, solo per citarne alcuni.

Ogni investimento è un rischio. Ciò vale ancora di più nel mondo del music business, dove la tecnologia e le mode tendono a rendere incontrollabili le oscillazioni della domanda in modo radicale all’interno di intervalli temporali brevissimi. A giudicare la qualità di questo esordio, però, mi sento di dire che quello della 4AD è stato un investimento assai assennato.

Investimento quantomeno coerente comunque, in cui il dream pop coniato dalla Frazer e soci è senz’altro il riferimento musicale portante di questo Inside your guitar, ma è più in generale l’adesione al tipico sound alternative pop scozzese e al suo percorso storico che dai Cocteau Twins porta fino ai Belle and Sebastian passando tramite le rivoluzioni Jesus and Mary ChainMy bloody Valentine che rende dei “diversi” gli it hugs back in casa loro, nella loro Inghilterra.

Senso di estraneità che è poi accentuato da un'altra importante influenza che travalica i confini nazionali inglesi (in questo caso che travalica anche il mare del Nord). Trattasi della vivacissima scena svedese, la Labrador records, i Radio dept. Le analogie con questi ultimi forse sono addirittura le più evidenti per la capacità di fondere dream pop, shoegaze e twee pop eppure, curiosamente, sembra che la critica inglese non si sia accorta di questo facile paragone, né di quello con la scena scozzese, preferendo associare i Nostri a gruppi come Stereolab (di base a Londra); e chissà se questa scelta è dovuta semplicemente ad esigenze divulgative (fare capire ai lettori le sonorità del gruppo facendo riferimento a gruppi localmente più conosciuti) o se nasconda anche un sottile orgoglio di carattere nazionalistico.

Fatto sta che l’esordio di questi  It hugs back è senz’altro di ottimo livello. Q introduce il loro sound composto e soffuso. Dolci  melodie pop sono cullate dal delicato flusso delle tastiere mentre qua e là qualche riverbero di scuola shoegaze emerge, ma mai in maniera prepotente. Quel che conta è l’armonia. Anche il cantato, delicato e intimista, sempre in sottofondo, è funzionale a questa esigenza. Work day snocciala una languida e malinconica melodia  pop sempre vividamente intrecciata e mai disgiunta da atmosfere profondamente dreamy. I radio dept. Sono più vicini che mai.

Più ossessiva e rumorosa è Don’t know, uno dei pochi pezzi in cui la batteria non è sacrificata all’esigenza di creare scenari sonori di paradisiaca tranquillità come invece avviene nelle tenui ballate di Forgotten song e Soon con le quali l’album sembra scivolare in un easy listening un po’  monotono. A risollevarne immediatamente le quotazioni sono però Back down e soprattutto Unawere dal tappeto sonoro più robusto e aggressivo che fa percepire il cantato come distante ma sempre caldo e avvolgente.

Il finale riserva altre piacevoli sorprese, come se il gruppo avesse finalmente preso fiducia nei suoi mezzi e consapevolezza delle proprie capacità. Ecco allora il power-pop di Now and again, indubbiamente il momento più vivace del disco, accompagnato nel finale da un appena percettibile effetto feedback, e soprattutto la finale Reharsal, una piccola suite di sei minuti in cui il cantato si fa più tagliente, la sezione ritmica meno timida e i riverberi distorti di Jesus and mary chain-iana memoria spesi senza riserbo infrangono il sogno e introducono l’incubo proprio pochi istanti prima del risveglio. Un risveglio da cui se ne esce senz’altro scossi, sorpresi, felici.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 12 voti.
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target 6/10
krikka 6/10
Cas 7/10
rael 5/10
REBBY 8/10
motek 7,5/10

C Commenti

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fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 23:42 del 19 gennaio 2009 ha scritto:

Morbido come un cuscino di piume, caldo come una vecchia coperta di lana, profumato come l'erba appena tagliata. Buonanotte a tutti, bravo Alessandro e Dio benedica sempre la 4AD.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 9:46 del 20 gennaio 2009 ha scritto:

Gnacgnacgnac, la recensione mi ha messo l'acquolina

in bocca. Mi associo a Fabio: riconoscenza eterna

alla 4AD del mitico Ivo.

SanteCaserio (ha votato 7 questo disco) alle 18:03 del 20 gennaio 2009 ha scritto:

Ottima recensione

senza la quale mi sarebbe sicuramente sfuggito questo lavoro. Ben lontano dai miei soliti ascolti ma più che piacevole. Speriamo perdano un pò di timidezza.

otherdaysothereyes, autore, alle 18:43 del 21 gennaio 2009 ha scritto:

Grazie ragazzi, fa piacere sapere che la rece sia piaciuta...un saluto e a presto!

target (ha votato 6 questo disco) alle 17:48 del 8 aprile 2009 ha scritto:

E aggiungo ai giustissimi richiami di Alessandro anche i Camera Obscura, figliocci dei Belle And Sebastian e novelli scritturati per la 4AD. Disco gradevole, ma senza grossi apici, e un po' troppo appiattito.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 16:11 del 15 aprile 2009 ha scritto:

Più o meno d'accordo con Alessandro e Fabio. Questo album è come un soffice prato fiorito

intiepidito dal sole.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 13:16 del 7 dicembre 2009 ha scritto:

non trovate?

Caspita che bel dischetto. Forgotten song si sarebbe trovata a meraviglia sui primi lavori dei clientele, non trovate?

davide91 (ha votato 8 questo disco) alle 21:35 del 14 dicembre 2009 ha scritto:

gran bell'album, uno degli esordi migliori dell'anno.