Nadine Khouri
The Salted Air
The Salted Air è lultima fatica discografica della libanese Nadine Khouri, la prima in ordine di tempo dopo lEP A Song to the City del 2010. La Khouri è nota ai più per aver prestato la propria voce in un episodio di Screenplay di John Parish, una delle raccolte più eterogenee e spiazzanti degli ultimi dieci anni. E proprio dalla collaborazione con Parish stavolta in veste di mecenate e produttore nasce lesigenza di tornare alle stampe con un lavoro fiero e coeso, sicuramente maturo, fatto di evanescenze sonore e caratterizzato da un cantato raffinatissimo: dieci tracce per questo The Salted Air, tutte cesellate secondo i canoni del buongusto e della compattezza.
Rispettando con rigore lordine della tracklist cominciamo da Thru You I Awaken, minimale e contemplativa, che sembra uscire dal teatro del Silenzio di David Lynch; segue I Ran Thru the Dark, decisamente più ritmica, dove tamburelli e chitarre acustiche creano un affascinante botta-e-risposta e danno vita ad una canzone che tocca i temi della perdita, della separazione e del tentativo di trovare il proprio posto in questo mondo; la Khouri appare poi sinceramente lirica e spirituale in Jerusalem, una città di cui è impossibile non subire il fascino. Con Broken Star lumore del disco vira verso una qualche forma di mestizia, che diventa disperazione vera nella successiva Daybreak, rotta soltanto dal lamentoso violino di Emma Smith. La title-track, il brano più lungo di questo CD, è semplicemente pacificante, è un sogno ad occhi aperti, un viaggio mistico e meraviglioso nella tundra dellanima: accompagnata da pochi strumenti e da tastiere dilatate, nonché dalla voce baritonale del cantautore irlandese Adrian Crowley, Nadine Khouri serpeggia tra i sentieri bui e cespugliosi del proprio Es, dando prova di fine introspezione psicologica e di raffinato senso musicale.
La balsamica aria salata ritorna veemente con Surface of the Sea, una canzone che possiamo tranquillamente ascrivere alla musica da viaggio: cè tanto della pacatezza di Mark Kozelek, un po di quella psichedelia dei Mazzy Star, qualcosina dellampollosità di Björk e forse anche un pizzico dellirrequietezza di PJ Harvey. You Got a Fire si adagia invece su strutture jazzistiche, anche grazie al brush drumming di Jean-Marc Butty, mentre Shake It Like a Shaman strizza locchio al folk e al dream pop, dimostrando che la Khouri è capace di dar vita anche a brani di pura e godibilissima leggerezza. Il disco si conclude nella sconfinata eleganza di Catapult, piena di increspature diverse che rendono magnifico il tutto, e che vanno dal fascino drammatico di una Bat for Lashes alla potenza espressiva di Janelle Monáe, dallimmaginario folk di un Howe Gelb ai rischiosi vocalizzi della sempreverde Róisín Murphy.
The Salted Air è uno di quei dischi che riescono a definire con precisione di dettaglio lidentità dellartista, tanto che Nadine Khouri emerge da questo lavoro per ciò che probabilmente è davvero: unartista intima e riflessiva, ma anche energica e muscolosa, unautrice attenta e puntigliosa, una cantante di grande talento; dimostra inoltre di poter rappresentare un solido ponte tra la cultura mediorientale di origine e quella britannica dadozione. E va detto che grazie agli odierni fenomeni migratori nei prossimi decenni conosceremo nuove e ancor più affascinanti ibridazioni artistico-culturali.
Tweet