No Joy
More Faithful
Esce allinizio dellestate, perchè altrimenti non poteva essere, il terzo album dei canadesi No Joy. Si, perchè se cè un momento dellanno al quale il denso dreamy-shoegaze del terzetto si accompagna al meglio è proprio questo, perfetto sottofondo alle sessioni di sudata pomeridiane, persiane chiuse e ventilatori azionati.
Lessere stato registrato anche in Costa Rica avrà dato il suo contributo allinsinuarsi di coloriture psych-balneari nelle tracce dellalbum.
Proprio su questa spiaggia affollata da altra gente come Tamaryn, Young Prism, Eternal Summer i No Joy danno, a questo giro, il meglio di loro, preferendo un suono più limpido (anche se pur sempre di shoegaze si tratta) al suono leggermente lo-fi che dominava in passato.
A voler essere più precisi, le due componenti sono state scisse e così troviamo la convivenza fra dream-pop tutto vocalizzi e riverberi e sfuriate shoegaze.
Come dicevamo, al primo appartengono i pezzi pregiati: Everything New, forse il migliore, con un riff efficacissimo, Bolas le cui atmosfere cupe e vocalizzi femminili guardano ai Cocteau Twins, Moon In My Mouth da svacco sulla spiaggia mentre le chitarre ondeggiano e i cori disegnano scenari da paradiso tropicale.
Allaltro capo lestasi My Bloody Valentineniana di Chalk Snake e la corsa surf sbilenca dellopener Remember Nothing.
In mezzo, sfumature: la dolcezza psych-surf di Hollywood Teeth, lincontro tra i due opposti in Burial In Twos, partenza fra synth riflettenti e chiusura con gli occhi ben fissi sulla pedaliera.
Più spazio ai synth in I Am An Eye Machine, col risultato di avvicinarsi al dream pop notturno di Wild Nothing.
Questo More Faithful è probabilmente il lavoro più completo licenziato dai No Joy; magari il boom di questo genere è passato da qualche anno, ma la stagione è quella giusta. Dategli una chance.
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