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R Recensione

6/10

Washed Out

Paracosm

Addio glo-fi. Dalla spiaggia al tramonto Washed Out si è spostato in verdi giardini di vegetazione fitta, restando fedele ad alcune delle proprie peculiarità sonore ma al contempo cambiandone in modo abbastanza netto il segno. “Paracosm” è, secondo le stesse dichiarazioni di Greene, un disco diurno, da ascoltare en plein air, «surrounded by a beautiful, natural environment».

Dal primo pezzo si viene immersi in una specie di lounge equatoriale, piena di atmosfere vaporose e umide, tra sonorità lussureggianti e melodie che si aprono lente in mezzo a mille colori. Rimane l’aura dreamy, ma spariscono del tutto i citazionismi italo e i rinvii electro resi seppia dai vhs: usando 50 strumenti diversi e riempiendo di tastiere sempre avvolgenti, Washed Out dà l’impressione, in effetti, di aver costruito un proprio mondo, un personale paracosmo, pieno di vita ed echi sonori chill out, ben rispecchiato dalla copertina floreale. Le nostalgie snervate degli esordi slittano verso una specie di panismo estivo, sempre molto privato ma portato ad aprirsi piuttosto che a chiudersi autisticamente su di sé.

E allora prevalgono un pop colorato post-Animal Collective (“Don’t Give Up”, “All I Know”), una batteria fisica tra chitarre acustiche e field recordings festaioli (“It All Feels Right”), melodie vaghe sperdute in melasse sottoritmo (“Weightless”), percussioni tropical (“Great Escape”) e campane tubolari in abbondanza per nuovi eden musicali (“Paracosm”). La creazione di una dimensione altra riesce, ma di canzoni ne rimangono poche, e se è vero che l’hook appiccicoso non è mai stato il tratto distintivo di Greene, è vero che qui il nascondino sonoro sembra troppo certosinamente ricreato per mascherare una scrittura cosicosì. E la rinuncia alle basi electro, magari con le incursioni house del primo disco, toglie qualcosa.

D’altronde non è il primo della truppa chillwave, Washed Out, a verificare come le escursioni poptimistiche non siano così facili da maneggiare dopo tanti bagni di malinconia. Il disco non è male, ma un po' delude.

V Voti

Voto degli utenti: 5,7/10 in media su 8 voti.
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mavri 7/10
motek 6,5/10

C Commenti

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nebraska82 (ha votato 5 questo disco) alle 12:46 del 6 agosto 2013 ha scritto:

soporifero, ascoltato un paio di volte e poi messo da parte.

mavri (ha votato 7 questo disco) alle 21:24 del 6 agosto 2013 ha scritto:

Invece dal terzo ascolto comincia ad entrare sottopelle. Perseverare nella musica paga quasi sempre. Tutti d'accordo che Within and Without era un altro pianeta ma ci si può anche accontentare di un lavoro piacevole e spensierato.

Franz Bungaro (ha votato 6 questo disco) alle 21:31 del 30 ottobre 2013 ha scritto:

Il capitolo meno bello, a tratti inutile, a tratti modesto, a tratti pure interessante, della sua breve carriera. Troppo poco se confrontato con le cose bellissime fatte in passato. Giro quasi a vuoto.