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R Recensione

8/10

Casa Del Mirto

The Nature

Dinamicità, porosità; progettualità e intraprendenza: ciò - difficile provare il contrario - sta caratterizzando il modus operandi dei Casa del Mirto e della loro etichetta, la Mashhh!. Per non smentirsi, a pochi mesi dall’esordio su lunga distanza – “1979”, condensato di reminiscenze ’80 sotto (mentite) spoglie chillwave – e dall'ep "Poison", Marco Ricci e compagni (Luigi Segnana e Massimiliano Santoni) si rinnovano ulteriormente, tornando sulle scene con un album dal piglio ben più house oriented. Con “The Nature”, infatti, la Casa del Mirto apre le porte ad una nuova fase: un risveglio dal sogno glo; e non a caso, gli angoli e i bordi ora si fanno più nitidi - date le frequenze più alte -, portando ad uno sbilanciamento hi-fi della proposta. Contaminati da influenze di più ampio respiro (anche in merito alle collaborazioni; si vedrà), i nostri non rinunciano, però, ad un biologico e necessario approccio intimista – i geni son quelli; il sostrato rimane.

Il lavoro si snoda in due atti; categorizzazione comoda (ma non sufficiente) per descrivere l’impalcatura del disco. Il primo (“Act I The Nature”), introverso, notturno, da dance bipolare, trae - ingenuamente - linfa da certe atmosfere (italo) disco e da intensi stati deepy; il secondo ("Act II Behind th Nature”), arioso, più esaltante sotto il profilo dinamico, è caratterizzato da cromaticità ritmiche in odore di eurodance, e umori psych.

Esistono, in realtà, altre chiavi di lettura, parallele se vogliamo: nell’ultima parte, ad esempio, i trentini fanno leva ora su sonorità fumose e urbane - più legate ad estetiche uk di fine ’80: merito di Freddy Ruppert dei Former Ghosts -, ora su un’impostazione di base analogica, più ‘suonata’ (Toro Y Moi tra gli antesignani), giungendo ad un “The End” in cui i Mirto riflettono buona parte dello spettro sonoro presente, sparso, nel disco.

Pescando con disordine, risalta in modo netto la buona eterogeneità dei pezzi, pur rimanendo all’interno di una matrice electro pop: troviamo istant classic da dancefloor al chiar di luna, gonfiate da synth saturi e assuefazioni dreamy altamente melanconiche (all you see is “Fake”; le melodie degli archi electro di “Human Feelings”); o implementazioni, formato dance, di sfumature space/psych-pop sixties (“Spaceman”). E ancora: venature dub impregnate di riverberi (in “Child”, eseguita dagli Holidays: Sebastian Tellier credo apprezzerà); elettronica votata al pop (Saint Etienne), dal suono pulito (Miami Horror), arricchita d’istintività, colori (Cut Copy), ed ebbrezze tropicali (“The Nature”; “Sorry” – con chiusura funky/tribale da applausi). A volte siamo molto vicini all’estetica dell'ultimo Washed Out: in questo senso, con “Expose Yourself” e i suoi accenni balearici; in “Don’t Let Me Down”, nel reprise "Act I"; e nell’alternanza morbida e acida di “Good Boy” – in un mondo senza Ibiza, l’avrebbe partorita Chad Valley. Non mancano neppure groove sontunosi (quello di “Ultimatum”: i Beloved tengono ancora banco; del mezzo miracolo “Just Promise”, ancora Ruppert), divagazioni d'hip hop psichedelico ("Bulls", con Dylan Jones degli Hot Sex & High Finance), e una gradevole ballata dal passaporto brit (“Snap Yr Cookies”, guarda caso coi Cornershop).

Insomma “The Nature” si presenta come un lavoro ambizioso e dalla forte urgenza espressiva (17 pezzi: doppio vinile sullo store Mashhh!, o in mp3 su Itunes); sfaccettato, potenzialmente molto longevo, e non in competizione con “1979” - perché diverse le ispirazioni, gli intenti, l’approccio. Derivativo, anche: ma data la qualità generale, l’aggettivo assume semplicemente prestigio.   

Orgoglio nostrano, i Casa del Mirto.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 4 voti.
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Teo 8/10
target 6/10
ciccio 6/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Dr.Paul alle 10:39 del 2 novembre 2011 ha scritto:

è un bel disco, tra il 7/8 sicuramente... ripasserò, nel frattempo bravo mauro! ma questa scelta di far uscire solo vinile e mp3 come la commentate?? a me sembra una cazzata!!

hiperwlt, autore, alle 10:52 del 2 novembre 2011 ha scritto:

loro adorano il vintage, Paul: di cd non vogliono sentirne parlare (ma sono d'accordo con te che "the nature" si presterebbe benissimo su questo supporto). aspettiamoci una doppia cassetta, in caso!

target (ha votato 6 questo disco) alle 18:34 del 19 novembre 2011 ha scritto:

Strascichi glo nel primo disco (con Pet Shop Boys a manetta) e sonorità dance più pulite (Cut Copy, Miami Horror) nel secondo. Un disco, per me, che vuole essere troppe cose (tutte ben censite dal puntualissimo Mauro), anche con quell'ammicco al rifacimento già intercettabile in "1979" (là sopra i Millionyoung; qua, ad esempio, "Don't let me down" riprende paro-paro il motivo di "Come with me" di ceo). Ci sono buone cose, ma, soprattutto nella seconda parte, mi sembra che il disco vada fuori fuoco.