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R Recensione

5/10

ceo

Wonderland

Torna Eric Berglund, in arte ceo, a suo tempo metà dei The Tough Alliance, proseguendo, ma in tono nettamente minore, la strada di electro-pop naif iniziata con lo scorso “White Magic” (2010). Quattro anni per partorire otto pezzi smozzicati e mezz’ora di musica infoltita di riempitivi sono decisamente troppi, ma al di là delle tempistiche l’impressione è che il ragazzo non abbia più nulla da dire e ne sia a suo modo euforico.

I titoli bamboleggianti (“Wonderland”, “In a Bubble on a Stream”, “Juju”, “Mirage”) già sono indicativi della serie di sdolcinature e campanelli e cori caramellosi e urli festosi e basi bubblegum e synth in plasticosa cascata che si accavallano, ottenendo solo in “Whorehouse” e “Mirage” pezzi da conservare. D’altronde la metà esatta degli otto brani in scaletta è, con declinazioni leggermente variate, una zeppa strumentale dall’aria ambient e dall’assoluta innocuità musicale (con la parziale eccezione di “Harakiri”, memore di certa chillwave balearica).

Se il wonderland è questo, passo.

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