R Recensione

7/10

Elite Zero

Zero

Il pop elettronico contemporaneo non è propriamente il mio piatto preferito, ma per i miei conterranei Elite Zero faccio volentieri un'eccezione.

Andrea Duranti e Nicola Piccinelli sono due cape toste, due musicisti tagliati e determinati. Per anni hanno progettato la loro personale escursione nel mondo dell'elettronica, arricchita da sonorità che lambiscono territori classici e da un'incessante propulsione ritmica che guarda chiaramente alla tradizione classic-rock.

Mancava loro l'ultimo ingrediente, ovvero una voce che potesse valorizzare il ricco impasto sonoro. L'hanno trovata nel 2013, con la validissima Alessandra Zwerger, musa agile e sensuale che regala ai loro brani il giusto dinamismo e una maggiore varietà di timbri e di colori.

Il risultato è "Zero", un disco che definire piacevole è forse riduttivo: gli Elite Zero hanno una visione lucidissima di ciò che la musica può e deve essere, e nel disco d'esordio (breve ma decisamente intenso) non sbagliano una mossa.

Il tappeto ritmico elaborato, a geometrie variabili, della splendida "Reliable Love" è il fiore all'occhiello, ma non è l'unico pezzo degno di nota: notevole è anche la suadente "All of Me", meno labirintica ma più sinuosa nell'invenzione melodica (azzardo: gli Associates?). "Dancing Souls" ha sfumature disco e un suono corposo, mentre la conclusiva, relativamente lunga "Ebb & Flow" è più eterea, quasi un'elettro-pop virato in direzione (vagamente) Cocteau Twins. "Interlude" è invece un assaggio di classicismo impeccabile nella forma, che dimostra la vastità della cultura del trio.

Concludo: lavoro originale e decisamente promettente, che lascia intravedere un futuro ancor più radioso.

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