R Recensione

7/10

Empress Of

Me

Non direi che abbia da offrire molto di più dei migliori dischi delle sue precorritrici, ma “Me”, debutto di Lorely Rodriguez, è un buon album, che non dice nulla di nuovo  in ambito electro-pop (e vabbe’), ma lo fa con un’infilata di pezzi davvero buoni, a tratti ottimi.

Prima di Rodriguez, e modelli qua e là sfacciati, ci sono Grimes, la Bat For Lashes più elettronica che giocava a fare la Bjork (vd. “Icon”), Glasser, Nite Jewel e una galleria di donne dietro il synth che potrebbe proseguire a lungo. Prima, ancora, c’era un suo ep, “Systems” (2013), di quattro pezzi solidi, che un po’ ancora giocavano, come qua non succede (se si esclude qualche accenno percussivo, vd. “Need Myself”), con le origini honduregne di Rodriguez.

Qua è tutto America, nonostante il disco sia nato durante un esilio solitario in uno sperduto villaggio messicano: Empress of, in “Me”, rilegge gli alti e bassi di una relazione mettendoli in melodie accattivanti e ipnotiche, pronte per il lancio radiofonico, a tratti con un piglio davvero anthemico, che non ha nulla da invidiare al pop tra dance e r’n’b che va per la maggiore. Alla successione “Water Water”, “Standard”, “How Do You Do It” è difficile resistere, tra le basi che battono prive di fronzoli e la produzione massimalista ma non sciatta, pronta anzi a trascinare con sé nei pezzi dove il beat invita alla pista (“Get By”, “Threat”).

Ad affascinare e a fare la differenza è soprattutto il contrasto tra la veste sgargiante e vistosa dei pezzi, quasi, per rifarle il verso, “standard”, e i testi estremamente personali e diretti (“Make Up”, che spicca), che mettono a nudo non solo Lorely (la copertina quasi cantautorale non è un caso) ma anche chi ascolta.

Decisamente promossa.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 2 voti.
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