Fujiya & Miyagi
Ventriloquizzing
Il battito motorik e una scrupolosa attenzione per il dettaglio e la sfumatura electro pop, così li avevamo lasciati Fujiya & Miyagi da Brighton England. Così li ritroviamo a distanza di oltre due anni da Lightbulbs (disco controverso ma con almeno tre singoli pienamente centrati): il nuovo Ventriloquizzing si muove per buona parte sulle stesse latitudini del predecessore, nell’astruso intento di portare i Neu! (e Suicide) tra i dancefloor più azzimati.
Mettiamo subito in chiaro una cosa fondamentale: Fujiya & Miyagi non sono l’ultima ruota del carro. Il quartetto vanta una profonda conoscenza della materia electro e riesce sempre a mantenere uno standard qualitativo decoroso, anche ora che l’effetto sorpresa si è esaurito e la formula comincia a mostrare i primi sintomi di ripetitività.
La partenza è incoraggiante, il battito geometrico della titletrack e le pulsazioni sintetiche sulle linee vocali sussurrate sono la cup of tea ideale dei nostri, mentre Sixteen Shades of Black and Blue mette in fila i Depeche Mode di Personal Jesus con le melodie impervie dei Junior Boys.
Fujiya & Miyagi continuano a fare centro quando sfruttano quel linguaggio musicale che loro stessi hanno contribuito a codificare: è il caso di Yoyo o del revisionato funky dal taglio MC di Cat Got Your Tongue. Per converso le distrazioni in stile Beck, vedasi a tal proposito Minestrone e Tinsel & Glitter, non riescono ad andare oltre lo status di elemento complementare e non contribuiscono certo ad alzare la media finale del voto, per non parlare di un vero e proprio riempitivo come Split Milk.
Ventriloquizzing segna una fase interlocutoria nel processo produttivo di Fujiya & Miyagi: se non è obbligatorio innovare o stupire solo per il gusto di farlo, possiamo anche accontentarci del puro intrattenimento, del sottofondo flautato (e in questo i ragazzi sono davvero bravi), non se ne abbiano a male però se la prossima volta ci troveranno ad aspettarli coi fucili puntati.
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