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R Recensione

6/10

Handsome Furs

Sound Kapital

Più passa il tempo, più gli Handsome Furs spostano il baricentro sui synth, assecondando quella deriva elettronica che sempre più sta fagocitando la scena canadese. Al terzo disco, la coppia Dan Boeckner/Alexei Perry manda al diavolo i residui indie rock che ancora sopravvivevano, in forma muscolosa e hi-nrg, in “Face Control”, e spancia in un synth pop trascinante e ruvido.

Bellissima la copertina, col corpo nudo femminile che si staglia su un garbuglio di strade sopraelevate, roba da umanità residuale su paesaggi da astropista. Rimane del torvo, infatti, negli inni pop che Boeckner canta nel suo consueto registro accidentato ma sempre piuttosto ripetitivo, su linee vocali che rispetto al passato incidono di più, e ne fanno, a tratti, dei Wolf Parade in versione electro-clash (“Bury Me Standing”, “Serve the People”). In realtà dopo lo scioglimento, almeno temporaneo, della band di “Apologies to the Queen Mary”, Boeckner sembra aver deciso di troncare del tutto col passato e di liberare energie electro inaspettate, e lo si sente fin dal disco-punk di “When I Get Back” o di “Memories of the Future”, roba da Ladytron fatti di anabolizzanti, se non da Depeche Mode. Ed è la parte più viva del disco, come dimostra al massimo grado la potenza (pop) di “Repatriated”.

Così la drum machine picchia che è un piacere, i synth ricamano intrichi di linee scure accanto agli spasmi di Boeckner, su panorami da Metropolis versione 2011, ingentiliti a tratti da alcune melodie ammiccanti (l’eccellente finale di “What About Us”: synth-crooning!). Dove spuntano chitarre, sono abrasive di cattiveria punk turbolenta e teppista (“Damage”). Non c’è tregua, ecco. Niente ballate, niente che non sia violenza e ovazione. Sound Kapital davvero: un suono grosso così (“Cheap Music”).

Disco-suggello a cui manca ancora qualcosa (variazione, estro) e che dice due cose: 1) il Canada indie rock anni zero è finito (i Sunset Rubdown di “Dragonslayer” canto del cigno?), 2) quello nuovo, synth-based e post-Crystal Castles, è (quasi) interessante uguale ed accoglie ben volentieri anche chi, tra la vecchia guardia, ha saputo guardare avanti.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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jackforjack (ha votato 7 questo disco) alle 20:42 del 12 luglio 2011 ha scritto:

non male, il disco funziona, alcuni passaggi sono davvero gagliardi.

NathanAdler77 alle 17:12 del 15 luglio 2011 ha scritto:

Venus In Furs

Ma quella della copertina è la moglie di Boeckner? Canada rulez!

target, autore, alle 18:33 del 15 luglio 2011 ha scritto:

Ahah, in realtà non è lei. Certo, le foto della coppia Boeckner/Perry non sono note per la loro sobrietà, ma fino a questo non sono ancora arrivati (anche se nel video qua sopra fanno praticamente sesso... consiglio di vederlo, peraltro, perché è davvero fiko e youtube lo censurerà verosimilmente a breve).

NathanAdler77 alle 19:01 del 15 luglio 2011 ha scritto:

RE: in realtà non è lei.

Peccato targ, credevo che una nuova Jane Birkin fosse tra noi mortali...Maledetto testosterone estivo.

tarantula (ha votato 6 questo disco) alle 20:15 del 17 luglio 2011 ha scritto:

Così non vale!

Ho sempre amato la scena canadese, dai complessi principali fino ai progetti collaterali più cervellotici (Frog Eyes) o più torvi (Blackout Beach) ma qui si entra in territorio quasi dance. L'impronta rimane e spesso emoziona, su tutte 'Damage" e 'Cheap music', ma a volte diventano insopportabilmente commerciali ('When I Get Back', 'Repatriated').

target, autore, alle 10:19 del 18 luglio 2011 ha scritto:

Eh, l'evoluzione è questa... E aspetta di ascoltarti, se non l'hai già fatto, il disco in uscita di Moonface (=Spencer Krug): rivaluterai alla grande gli Handsome Furs!