V Video

R Recensione

7/10

Lorde

Pure Heroine

Vi è mai capitato di osservare la televisione con la testa piegata su un lato come fosse di piombo mentre il pensiero vaga a ruota libera attraverso le sinapsi del cervello? Ecco. È proprio lì, nello sturm und drang del vuoto pneumatico, che la nostra mente recepisce al meglio gli input più interessanti. Perché, nonostante tutto, lei è sempre attenta. Accade così che mentre si osserva l’ennesima pubblicità di plastica che ti invoglia all’acquisto di un’inutile iper pippa tecnologica, non si possa fare a meno di prestare orecchio al motivo di sottofondo . Niente pacchianate pop, niente tormentoni post (non)talent, niente cassa tunztunz in 4. 

Solo un gioco di voci che si rincorrono sino a trovarsi, si attraversano  e si compenetrano, si ammutoliscono e poi ripartono, accompagnate da un flebile breakbeat che ne scandisce lentamente il tempo.  Venti secondi di interesse che ti liberano da quella ragnatela di astrazioni che ti irretisce come neanche Robert Smith nel video di Lullaby.  “La prossima volta che la passano ci faccio più attenzione – pensi con fermezza -. E così è stato. Quando ti ricapita alzi il volume e senti con ancor più interesse quel crescendo di voci che si dissolvono in un vibrato intenso mentre la telecamera inquadra il faccione gonzo di Lionel Messi che si contrae in un irresistibile sorriso.                                                                                                                                 

Il brano è di una ragazza australiana, bellezza inquietante, con un nome d’arte strampalato: Lorde. A primo acchito mi riporta all’adolescenza metal, quando in tv giravano dei ceffi mascherati alla meno peggio, impecettati come un mostro pacchiano nei film del Peter Jackson filo-gore e dediti ad un genere talmente scipito e telefonato da farti rimpiangere l’happy metal degli Helloween. Quelli erano i Lordi. Una sola differenza vocale nel nome ma tanta diversità di concetto.                                                                                                                            

La piccola Lorde, 16 primavere sul groppone ed un’infanzia passata a giocare nelle terre Neo Zelandesi di Frodo, è dedita ad un electro pop che si muove su due binari ben distinti: uno contestuale che cerca di conquistare il pubblico dei grandi numeri ed uno meta contestuale (e paraculo) che punta la lente sul mercato indie. La sua creatura muove i passi in direzione di un pop minimal persuaso da influenze hip hop ibride spalmate su base electro. Certo, scritta così sembra la scissione dell’atomo anche se all’ascolto tutto risulta più chiaro e pezzi come Glory and Gore o Tennis Court saranno la fotografia nitida di un’artista dalle idee cristalline nonostante la giovane età. Concetto questo ribadito soprattutto nei testi che osservano con occhio critico e partecipe le pulsioni ossessive di questa new generation: dal classico binomio potere e soldi a tutti i costi passando attraverso le dissimulazioni estetiche e facciali dell’era Instagram.

E se di arte dobbiamo parlare che sia tout court. Non solo – dunque –  nel “nu” dubstep tronfio di melodie vocali che subissano gli orpelli elettronici (e che sono la perfetta cifra stilistica dell’attuale Lorde) ma anche nell’estetica surreale ed immaginifica. Come nel video di Tennis Court dove il volto in primo piano, le pupille onice che fissano il video con malcelata innocenza e il cerone bianco che estremizza la già diafana pelle della ragazza ricordano la bellezza vamp di Musidora. C’è spazio anche per alcune citazioni che pescano a piene mani dai mercati commerciali euro-dance (World AloneRobyn) o negli scazzi electro-alternative (White teeth teens - Santigold). Anche se il termine di paragone più vicino rimane con la gommosissima Lana Del Rey; con la sola differenza che l’elegante disillusione nichilista di quest’ultima (Born to die) in Lorde è ancora ingenuo disincanto (Royal). 

Pure Heroine è materia multi sfaccettata, è quel tanto che non ti aspetteresti da una ragazza con quella faccia innocente. È iper comunicazione ed esaltazione. Come – per l’appunto – se una botta di bamba purissima aumentasse la dopamina nel cervello. La perfezione asettica, però, è solo una mera intuizione anche se permane la netta volontà di raggiungerla.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 6 voti.
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alex78 7/10
Dusk 7/10
Soul-Pop 6,5/10

C Commenti

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alex78 (ha votato 7 questo disco) alle 15:40 del 26 dicembre 2013 ha scritto:

La rivincita delle giovani cantanti quest'anno! La trovo molto gradevole sia dal punto di vista vocale che estetico e nella scelta musicale proposta. Ottima recensione complimenti! Nell' anno di uscita degli album di Lady Gaga ed Avril Lavigne ecco sbucare Lorde..Birdy..Gabrielle Aplin. Mi piacerebbe una recensione o parere su Birdy e Gabrielle.

Leonardo Geronzi, autore, alle 18:35 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

Ti ringrazio per il complimento ed allo stesso tempo faccio "mea culpa". Non conosco le Gabrielle Aplin ma cercherò al più presto di colmare questa mia "falla musicale".

alex78 (ha votato 7 questo disco) alle 13:27 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

L'album di Gabrielle Aplin si chiama English Rain e trovi il video Salvation sul youtube..Birdy invece si chiama Fire Within il suo secondo album