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R Recensione

8/10

Mercury Rev

Snowflake Midnight

Il 29 settembre del 2008 segna il ritorno dei Mercury Rev con due album, più o meno separati nelle intenzioni e nei fatti. Infatti, per quella data la band ha messo a disposizione contemporaneamente “Snowflake Midnight” attraverso i consueti canali di vendita e “Strange Attractor” attraverso quello che oramai possiamo considerare a tutti gli effetti il normale canale di “non vendita”, ossia in versione MP3 per il download gratuito sul sito ufficiale della band, previa iscrizione ad apposita mailing list. Due dischi separati, allora, si direbbe.

Ma a confonderci le idee si apprende che la versione in vinile di “Snowflake Midnight” contiene anche “Strange Attractor”, in versione di allegato, ovvero considerato come “free bonus LP”. Io rimango dell’impressione iniziale, ossia che si tratti di due lavori distinti, e, pertanto, fornirò recensioni altrettanto distinte.

Snowflake Midnight” presenta nove tracce, la quinta delle quali (“October Sunshine”) è un breve intermezzo strumentale. Tiepida l’accoglienza del nuovo lavoro da parte di Pitchfork, buona quella di Allmusic, Guardian e Independent, negativa quella di Planet Sound.

Per quanto riguarda il sottoscritto, il primo approccio uditivo è alquanto sconcertante, ma la sorpresa è piacevole. Innanzitutto perché non se ne poteva più di quel continuare a cincischiare attorno ai temi musicali di “Deserter’s Song”, riproponendo continuamente le geniali intuizioni datate 1998 ma ormai divenute banali e alquanto stucchevoli.

E allora ecco una forte quanto attesa ventata di nuovo. D’altronde, i Mercury Rev non sono nuovi a mutamenti anche sostanziali nelle loro sonorità. Passati da un rock sperimentale e psichedelico ad un pop orchestrale, tanto melodico quanto barocco, rivoluzionano nuovamente le proprie sonorità, presentandosi con cavalcate shoegaze, spruzzate di psichedelia e dosi massicce di elettronica.

Resta inconfondibile e ancora caratterizzante il tratto onirico e lievemente barocco che ha caratterizzato le sonorità della band sin dai primi lavori. Parimenti si assiste all’abbandono della pervasività orchestrale e all’apertura verso sonorità più energiche e vitali, fortemente intrise di elettronica e coraggiosamente rivolte al synth-pop.

Sebbene tutte le tracce, almeno in apparenza, siano dotate di una certa uniformità, è possibile scorgere ugualmente il passaggio dalla energetica leggerezza di “Snowflake In A Hot World” alla dance rallentata di “Butterfly's Wing”, dalla progressione di “Senses On Fire” al futurismo di “Runaway Raindrop”, dalla etereità di “Faraway From Cars” alla concretezza di “A Squirrel And I (Holding On … And Then Letting Go)”, passando per la magica alchimia di “People Are So Unpredictable (There’s No Bliss Like Home)” e di “Dream Of A Young Girl As A Flower”. Proprio in queste due ultime tracce la ricchezza di contenuti e la mutevolezza della materia toccano i livelli artisticamente più elevati dell’album.

Un album che probabilmente non è da considerarsi un capolavoro, ma che certamente rappresenta uno dei momenti migliori nella carriera di una band che riesce ancora a dimostrare quanto sia ancora attuale il proprio valore. Si veda, per conferma, l’album gemello “Strange Attractor”.

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 8 voti.
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rael 7/10
REBBY 6/10
giank 6,5/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 8:24 del 17 ottobre 2008 ha scritto:

Una trasformazione sorprendente (e non è la prima

della loro lunga carriera), ma che al momento non

riesce veramente ad affascinarmi. I nuovi Mercury

Rev sembrano un frullato di tardo progressive,

kraut rock, easy listening canterburiano, syntpop,

musica d'ambiente europea e orchestra leggera

americana. La miscela non dovrebbe essermi

indigesta, sento momenti di gran classe, ma nel

complesso purtroppo il disco non gira, non fluisce. Un plauso comunque al loro ardire. La

testa mi dice promossi, ma i sensi sono incerti.

Dream of a young girl as a flower e Faraway from

cars, verso la fine, sembran proprio due gran pezzi di canzone,peccato che l'inizio sia meno

esaltante.

Ivor the engine driver (ha votato 6 questo disco) alle 10:21 del 20 ottobre 2008 ha scritto:

concordo con Rebby qui sopra. Appena sentito mi piacque (ascolto distratto), poi sentendolo per bene mi accorsi che la sufficienza arrivava a stento, giusto perchè almeno hanno provato a schiodarsi dalle solite cose. il problema è che il risultato finale non è orribile, ma di sicuro non rimarrà fra i dischi memorabili dei mercury. A volte ha dei suoni decisamente cafoni 80's sto disco.

ThirdEye (ha votato 4 questo disco) alle 1:15 del 6 dicembre 2010 ha scritto:

Deludente

I Mercury Rev migliori per me albergano in quei due capolavori che rispondono al nome di Yerself Is Steam e Boces. See You On The Other Side fu deludente, Deserter's Songs e All Is Dream buoni, anche se troppo pomposi, poi, il nulla...