Metronomy
The English Riviera
“Nights Out”, secondo full-length di Joseph Mount & co., proponeva un synth pop poliedrico (Late of the Pier, Klaxons, Hot Chip, Phoenix, Friendly Fires) preda ora di squilibri electro punk (Devo) e new rave, ora di fascinazioni indie rock (Franz Ferdinand): il tutto, impreziosito da uno squisito appeal catchy (“Radio Ladio”, “Heartbreaker”, “A Thing for me”, ad esempio). Dopo il buon successo di critica ottenuto e tra un remix e l’altro, nel 2009 la band del Devon ha dato avvio ad un’importante metamorfosi: via il sassofonista Gabriel Stebbing (verso i, parrebbe estinti, Yours Twenties), nella line-up storica (Mount- Oscar Cash) entrano a far parte ora Gbenga Adelekan (Akira) e Anna Prior (Lightspeed Champion), rispettivamente in veste di bassista e batterista. Ed il primo frutto di questo nuovo corso è “The English Riviera”, licenziato ad aprile di quest’anno per la Because Music.
Cosa cambia nell’economia del sound? Quali, invece, le invarianti? Per prima cosa, i Metronomy riducono il tiro ‘dancefloor’ della proposta, e parallelamente maturano la loro propensione ‘indie’. In modo specifico, in “The English Riviera” gli inglesi fanno proprie le influenze AOR (Fleetwood Mac), amalgamandole alla perfezione con la naturale inclinazione pop del gruppo. Quindi: a prendere forma è un sound, soprattutto nella prima parte, dalla forti suggestioni soft rock lussuose e dal gusto vintage - che paiono condurre verso una gestalt British Pop -, che però non rinuncia a certi istrionismi electro e momenti (anche in termini di arrangiamento) meno ‘canonici’ (nell’ultima parte). Questi elementi, coabitano sempre entro i brani, con estremi variabili e di rado definiti.
Il disco parte come meglio non si potrebbe: “We Broke Free”, inizialmente caratterizzato dalla tesissima ma composta ritmica - che diviene a dir poco febbrile in coda - si dispiega in un bailamme di tastiere, che irrompono sulla scena a braccetto con abrasioni chitarristiche inquiete. “Everything Goes My Way” spedisce nel dimenticatoio vecchie nevrosi sentimentali (<<And now everything goes my way/ it feels so good to have you back my love/ I'm in love again>>), attraverso un sound fresco dal lievissimo sapore Motown, in cui spicca la voce rasserenante di Roxanne Clifford - spettacolo il sax, in coda, a tenere congiunta la ritmica in mid-tempo; insomma, sublime ‘bozzetto’ pop. In “The Look” incanta soprattutto l’incorporeo effluvio delle tastiere; “She Wants” è, invece, un vortice decadente dall’insospettabile piglio dark-wave, che si immerge in un refrain energico à la Roxy Music post “For Your Pleasure”. Gli intrecci ‘soft’ di chitarra e basso in “Trouble” dalle decise reminiscenze smithsiane lasciano il posto a “The Bay”, il pezzo più legato all’estetica electro del precedente disco - insieme a “Loving Arm”. Qui i Metronomy metteno insieme New Order e Daft Punk, diluendoli in calderone squisitamente dance-pop, in cui tastiere raggianti, coretti, ritmiche conturbanti e beat cadenzati donano al pezzo un piglio decisamente solare (<<It feels so good in the bay>>); il tutto, si poggia su una bassline dalle ‘fondamenta’ new wave, ma patinata e resa cool dall’impostazione ‘spontaneamente’ funky di Adelekan.
Ottimo l’experimental pop di “Loving Arm” - brano perfetto per gli ‘ultimi’ Yeasayer, decisi a suonare col freno a mano tirato; così come lo stravagante piglio acid (dall’inizio vagamente bossanova, che prosegue sulle ali di un concerto per kazoo) di “Some Written”. Lo space-pop di “Corinne” confluisce in un giro che pare, essenzialmente, un compromesso tra uno stile à la Johnny Marr e il piglio chitarristico anarchico di Dave Longstreth. Magia. Il massimo dell’eccentricità e della sperimentazione di “The English Riviera” lo si raggiunge con l’ultimo pezzo, l’eccellente “Love is Underlined”: pezzo art (space)pop dalle movenze afro-beat; roba da Everything Everything che scelgono il rigore estetico dei Wild Beasts, cedendo qua e là ad una naturale epicità electro.
In definitiva, “The English Riviera” è un disco electro pop dalla qualità eccellente, dal sound incredibilmente fluido, che ha dalla sua una serie notevole di potenziali hit - senza che questo porti a concedere un briciolo di compattezza d’insieme. I Metronomy, ed il suo leader maximo Joseph Mount, hanno confezionato il loro, piccolo, capolavoro: ed è notizia recente l'inserimento di "The English Riviera" nel listone del Mercury Prize 2011 ('Album of the Year'). Anche per chi scrive, dritto fra i dischi dell'anno: senza alcun dubbio.
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