R Recensione

8/10

Angus & Julia Stone

A book Like This

Uno come Giorgio Armani non sarà certo un filantropo musicale. Ma sicuramente il senso del bello lo avrà in qualche modo sviluppato, negli anni. Magari non interesserà, ma certo non stupirà sapere, quindi, che come sfondo musicale per la sua nuova collezione abbia scelto “Paper Airoplane” di Angus & Julia Stone. Due fratelli di Sidney, indiscutibilmente belli. Uno è una specie di Devendra Banhart con gli occhi blu. Lei ha quella bellezza da ragazza ingenua di campagna, un viso pieno e vivace che fa venire in mente, a chi lo ricorda, il telefilm “La casa nella prateria”. Probabilmente il Giorgio nazionale li avrà notati per questo. Ma “Paper Airoplane” è, soprattutto, un pezzo folk-pop da restarci secchi, tra rimbalzi di chitarre acustiche e voci nude e vibranti.

Angus e Julia hanno iniziato la loro carriera singolarmente, sebbene uno utilizzasse l’altro come “backing partner”. Nel 2006 hanno deciso di unire definitivamente le forze. E le voci: Angus canta come se Josh Rouse fosse nato in America, Julia ha un timbro nasale dotato di maggior eclettismo, tra Joanna Newsom e Julie Holland. Dopo due EP (“Chocolates & Cigarettes” – 2006 e “Heart full of Wine”– 2007), hanno recentemente pubblicato il loro debutto sulla lunga distanza “A book like this”.

Il senso del bello non è prerogativa solo di Armani. Ne sono ampiamente dotati anche Angus e Julia. Il delizioso packaging (interamente disegnato a matita) di “A book like this” si compone di un cd più un dvd. Nel dvd si possono recuperare, in formato video, i precedenti singoli “Heart full of wine” (nel video si racconta, guarda un po’, l’amore nella “casa della prateria”, tra note degne del miglior Ben Harper, quello raccolto e intimista), “Chocolates & cigarettes” (carillon di letti e volti disfatti), “What you wanted” (Angus & Julia a colazione, lei canta come una Bjork che non sente più il bisogno di dimostrare la sua bravura), “Private Lawns” (dub acustico e video no-cost, ma la canzone è da elogio della semplicità perfetta), “Babylon” (video su un giovane amore perduto, il pezzo, una ballata acustica cantata da Angus, sembra un retaggio della Seattle che fu), “I’m yours” (altro pezzo di bravura di Julia), “Mango tree” (Josh Rouse trapiantato nelle campagne australiane), la già citata “Paper Airoplane” (bello il video, con Angus e Julia bambini) e la nuova “The beast”.

Fin qui l’antipasto, o meglio, il compendio.

Il disco parte proprio da “The beast”, con la voce di Angus su un tappeto di piano (suonato da Julia), chitarre e percussioni acustiche. Le backing vocals di Julia fanno venire in mente le espressioni melodiche di un gruppo come El Perro del Mar, ma il brano è old-songwriting figlio degli America. In “Here we go again” la voce è quella di Julia, ma a farla da padrone è lo splendido lavoro sulle chitarre, suonate da entrambi. “Wasted” è finalmente Julia al cento per cento, e sentirla ripetere “I’m so wasted on you” guidata da quartetto d’archi è un’emozione più ormonale che uditiva.

Just a boy” è un delizioso up-tempo pop, Angus suona l’armonica e canta. Il vero problema è questo: ogni volta che si alternano alla voce ti fanno cambiare idea su chi dei due sia dotato dell’intonazione più dolce. “Bella” è una tenue ballata acustica, che ti fa pensare a cosa avrebbe suonato Nick Drake se avesse trovato il suo posto in questo mondo feroce.

Hollywood” è forse il pezzo più “radiofonico”: la sensibilità è più europea che americana, il pezzo inizia rubando qualche nota a “Sunday Morning” dei Velvet Underground e prosegue con la stessa drammaticità del Damien Rice più ispirato. La sua appendice “A book like this” fa ancora qualcosa di più: la voce di Julia si spezza definitivamente su chitarre “palm-muting”, pianoforte e viola. Il ritorno della voce di Angus corrisponde, al solito, all’arrivo di qualche accento ritmico in più (“Silver coin” e Stranger”), poi Julia accenna due piccoli walzer sullo stile di Yann Tiersen: Soldier” è l’unico pezzo in cui Angus non compare, “Another day” è una sognante danza circolare tra Beirut e Joanna Newsom, nella quale i nostri si cimentano anche con tromba (Julia) e trombone (Angus). Si chiude con un clarinetto (suonato, ancora, da Julia) e i due fratelli che fischiettano (letteralmente) una piccola melodia claudicante (“Horse and cart”).

Tredici gemme le tracce audio, nove quelle video, poche le cadute di tono (“Stranger”, “Jerwek and gold”). Forse non passerà alla storia, ma non è questo il desiderio di Angus & Julia Stone. Probabilmente vogliono solo impreziosire le vostre vacanze con le loro favolette sull’amore, sospese tra gioia e malinconia. Se state preparando le valigie, non dimenticate di portare con voi “A book like this”. È il disco perfetto per l’estate che stiamo vivendo: con il sole che scalda l’animo, e le nuvole, intorpidite, pronte ad affiorare dietro le montagne.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 8 voti.
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Cas 6/10
REBBY 5/10
merman 8/10
rubens 8/10
george 8/10

C Commenti

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Cas (ha votato 6 questo disco) alle 18:57 del 28 agosto 2008 ha scritto:

pff...

ecco che succedde a votare troppo in fretta! succede che nel frattempo uno ascolta il disco quella benedetta volta in più è cambia idea...cioè, non che il mio voto passi ad 8, ma ad un 7 abbondante si. si tratta semplicemente di avere pazienza e andare oltre la prima impressione...le trame strumentali sono davvero fondamentali per l'album e vanno assaporate dall'inizio alla fine!

fabfabfab, autore, alle 9:38 del 29 agosto 2008 ha scritto:

Sono a dir poco felice che tu l' abbia notato ... ;-D

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 18:47 del 24 ottobre 2008 ha scritto:

Anche se era ieri la giornata mondiale del pignolo

segnalo che l'album è uscito nel 2007 in Australia

e solo quest'anno nel resto del mondo (Peasy docet).

fabfabfab, autore, alle 9:40 del 25 ottobre 2008 ha scritto:

RE:

Giusta segnalazione. Credo sia comunque corretto inserirlo tra le "nuove uscite", partendo dal presupposto che si prenda in considerazione la distribuzione sul territorio nazionale.

simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 17:28 del 28 dicembre 2008 ha scritto:

Finalmente ce l'ho fatta. Questo disco è bello. Davvero. Delicato, accorato, puro. Fa bene qui e bene qui, come un buon thè. Anche se quando il microfono sfiora le labbra di lei, si sente la differenza. L'ho già messo nella mia top 30. Tra il 7 e l'8