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R Recensione

7/10

Clannad

Macalla

Con Macalla, l’ormai storico gruppo irlandese, i Clannad, allentano la presa con il folk, affacciandosi ai territori più “attuali” del pop. Un passaggio che avviene grazie alla collaborazione di personaggi importanti (il sassofono di Mel Collins, la voce di Bono direttamente dagli U2).

Non si tratta però di uno sradicamento totale dalle proprie origini, tutt’altro. Lo stesso Macalla è un termine irlandese su cui si costruisce un paesaggio che avrà modo di essere rappresentato all’interno del disco, sebbene con certe sfaccettature.

Caislean Oir infatti è l’eco disperso nelle colline, un cielo scuro ingrossato dalle voci. Qualche attimo di respiro viene offerto da un piccolo fiore: sono piccoli accordi di chitarra, pronti ad essere investiti da una nuova nube corale. È proprio da questa nube che piccole gocce di pianoforte innaffiano un tessuto musicale in progressiva crescita. The Wild Cry è la tempesta pronta ad allontanarsi (o a prepararsi) attraverso i soffi delle voci. Il sorgere del sassofono completa questo paesaggio, senza pretese di correre.

Closer To Your Heart è più dinamica, gioca su un intreccio corde-batteria in cui le voci scivolano, raccontando con una certa confidenza un messaggio che alla fine è un desiderio lontano di unione (But will I know tomorrow/ If you will be mine?).

 Una perla luccicante è senza dubbio l’intima In A Lifetime, singolo destinato ad incrementare la conoscenza del gruppo al pubblico – come detto - per la delicata e incisiva partecipazione di Bono, la cui voce è distesa su morbidi cori dalla quale si dissolvono echi di sassofono. La voce diventa graffiante, lascia tracce sulle deboli tastiere che vengono riempite da intrecci vocali. È la tempesta interiore che pareva essersi allontanata in The Wild Cry.

Ed è ora che si è avvolti dal vuoto, accompagnati dalla voce avvolgente di Máire Brennan (o, se si preferisce, Máire Ní Bhraonáin), protetta da gusci retati creati dalle corde. Nasce così Almost Seems (To Late To Turn). Il vuoto tende a scomparire: vapori sempre più caldi introdotti dalle tastiere vengono accompagnati dagli echi delle chitarre, e il tessuto musicale può dirsi completo (Now, the anger's gone/ It leaves behind a pain, again), rivelando ancora una volta un bisogno personale (Almost seems too late to turn/ To you), tra i sibili delle tastiere intenti ad allontanarsi.

 Sotto questo punto di vista Indoor è meno impegnativa ed è più vivace tra allegre batterie e percussioni, sopraffatti comunque dal cantato. Persino il sassofono suona in maniera diversa, correndo rapidamente tra tastiere velate e brevi tuffi corali.

La Buachaill On Eirne della tradizione celtica è il secondo brano irlandese che fa compagnia a Caislean Oir, ma dal punto di vista musicale è accompagnata da una chitarra in aperta campagna, una rivisitazione intima e minimalista dal sapore fiabesco.

 La voce di Máire Brennan lascia spazio a Pol Brennan per il cantato di Blackstairs, ricamato dalle corde e sfumato dalle tastiere. Povero nel testo e meno articolato, lascia subito spazio alla fresca Journey’s End in cui la voce (nuovamente di Máire) saltella tra cori e brillanti chitarre. Si tratta, in un certo senso, del ritorno al villaggio sotto ampie distese di verde. È un paesaggio certamente diverso da tutti gli altri, non c’è quella nebbia – anche tenue – che torna a incombere nuovamente in Northern Skyline. È qui che i ritmi sfumati vengono contrapposti (se non con una perfetta armonia) al saltellante richiamo della batteria, su cui le tastiere corrono.

 Silenzioso e a tratti malinconico, Macalla è dunque una camminata sulle steppe, ora aride, ora rigogliose, senza alcuna pretesa di volersi imporre all’ascoltatore. È invece invitato ad immergersi spesso in riflessioni su un romanticismo quasi esistenziale, necessario. A questo proposito sono proprio i primi brani ad accentuare questa atmosfera, spesso sfuocata, anche musicalmente, da un seguito più debole e meno convincente.

Mancava poco, davvero poco, per poter rendere questo panorama indimenticabile. Ma anche così, in un certo senso, va bene.

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