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R Recensione

7,5/10

Devendra Banhart

Ape In Pink Marble

Non mi sono mai strappato i capelli per il menestrello folk di Houston, nonostante la venerazione dei fedeli.

In questo caso potrei fare un'eccezione: perché la sua scrittura sembra maturare, arricchirsi di sfumature e di idee, anziché fossilizzarsi su uno stile consolidato.

Il Nick Drake texano, giunto alla nona fatica della carriera, non modifica il mood autunnale e pensoso. Le sue ballate sono riflessive, trasudano smarrimento e sono improntate a un rigoroso autobiografismo.

Ma suonano vitali: Devendra non sa cantare, tecnicamente parlando, eppure ha una voce infallibile. Nel contesto, riesce difficile immaginare di meglio: esattamente come il britannico, o come Elliot Smith, Devendra riesce a incanalare le emozioni più insostenibili dentro un sospiro.

Aggiungiamo che dal punto di vista melodico l'ispirazione è sempre notevole: il capolavoro “Middle Names” (un folk-pop barocco e strano, a metà strada fra Nick Drake e Sufjan Stevens, e parlo sul serio), “Mara”, “Francy Man” o “Souvenirs” (in odore di Supreme Dicks, con le chitarre sinistre, che strimpellano sonnolente) disegnano invenzioni vocali fra le più corroboranti della sua carriera.

E la vitalità entra dalla finestra: sono gli arrangiamenti a trasformare l'atmosfera.

Devendra sembra diventato un paladino freak del folk barocco, sovente in odore di camerismo. Archi e tastiere elettroniche imbastiscono in più momenti trame raffinate, che si muovono in punta di piedi per non soverchiare la voce.

Si ascolti per credere la sinfonia di “Celebration” (una sorta di prova d'orchestra) e di “Mourner's Dance”, quasi Stephen Merritt che porta la propria vena melodica a giocare con la musica orientale e con il Brian Eno dei dischi meta-pop. Si provi anche il synth-pop oscuro di “Saturday Night”, che mi ha fatto pensare a dei Blue Nile invaghiti del west, o la minimale, caracollante “Linda”, un folk tanto rarefatto da sfidare gli American Music Club. “Lucky”, pure leggermente più colorata, segue le stesse orme: una melodia danza agile su accordi che sfidano il vuoto (ancora i leggendari Supreme Dicks a muovere le fila).

Per il sottocritto una specie di rivelazione tardiva, che mi induce a fare retromarcia e a riprendere in mano tutta la discografia. Per chi già ama il cantautore, la conferma di una creatività ancora fertile, oltre che della volontà di aprire nuovi orizzonti alla propria musica.

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fabfabfab alle 10:22 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

10 anni fa scrivevo cose tipo "capolavoro" e oggi me ne vergogno un po'. Resta il fatto che era (è?) uno dei pochi che univa la piacevolezza dell'ascolto "disimpegnato" con una buona ricerca di suoni e soluzioni melodiche.

zagor alle 13:15 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

sarebbe interessante vedere quanti negli anni zero venivano santificati ad ogni uscita e adesso sono finiti nel dimenticatoio o in disgrazia....davandra era un po' il campione dei cantautori finti zozzi, non ho mai approfondito piu' di tanto.

fabfabfab alle 17:26 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

Il periodo del ritorno dei fricchettoni è culminato con il botto dei Fleet Foxes e poi è finito. Ne sono nati a pacchi, dagli Akron/Family ai Beirut fino agli amici di Devendra come Cocorosie e Vetiver. Bisogna dire che alcuni erano e sono validi, tipo Iron & Wine e Grizzly Bear. Almeno.

Paolo Nuzzi alle 8:18 del 4 ottobre 2016 ha scritto:

Gli Akron Family sono un gran gruppo. Ricordo l'effetto che mi fece ascoltare "Love is Simple" nel 2007, mi colse totalmente di sorpresa. Magari riascoltandolo oggi, forse, l'effetto sorpresa potrà affievolirsi, chissà... Iron and Wine ottimo anche lui, gli altri mai sopportati ed il buon Devendra non mi ha mai preso più di tanto, anche se gli riconosco una buona scrittura. Francesco ottimo come al solito. Fa venire voglia di provarci, complimenti!

Paolo Nuzzi alle 8:20 del 4 ottobre 2016 ha scritto:

Ah I Fleet Foxes dopo cinque ascolti si sono dissolti nell'aria, davvero nulla di che.

FrancescoB, autore, alle 9:10 del 4 ottobre 2016 ha scritto:

Io con autori simili sono un po' di parte, ma davvero Banhart è l'unico che reputo meritevole (senza esagerare, però ecco meritevole) nel contesto dei nomi che avete fatto. Mai apprezzato tutti gli altri, in particolare Cocorosie e Fleet Foxes.

Paolo Nuzzi alle 11:38 del 4 ottobre 2016 ha scritto:

Le cocorosie sono il MALE

FrancescoB, autore, alle 17:34 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

Vi quoto, ma confermo che questo disco mi ha molto sorpreso in positivo. Nulla di epocale, ma un gran bel lavoro!

fabfabfab alle 17:39 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

E' una trappola, non ci casco

LucaJoker19_ alle 23:15 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

mai piaciuto ... almeno le cocorosie le apprezzo molto dai ...