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R Recensione

6,5/10

Allo Darlin'

We Come From The Same Place

In effetti noi e gli Allo Darlin’ veniamo da un posto, se non uguale, un po’ più simile rispetto a prima, da quando la leader Elizabeth Morris, dopo le peregrinazioni descritte nel precedente “Europe”, si è stanziata, trovando marito, a Firenze. “We Come From the Same Place” suona, così, come un disco meno luccicante ed estroverso del precedente: la ricetta indie pop è sempre la medesima, fedelissima alla grammatica base del genere, ma l’atmosfera è qua più raccolta, un po’ come negli ultimi, più pensosi, Camera Obscura.

Ma è un raccoglimento caldo, tutt’altro che malinconico, anzi: malinconici sono piuttosto i presupposti, introdotti nell’album dall’ukulele intimista di “Heartbeat”, a segnare la fine del precedente amore («Do you remember when we felt invincible / I’m starting to think true romance is fictional»). E se è vero che gli Allo Darlin’, da grammatica indie pop di base, per l’appunto, spremono sempre un po’ della timida nostalgia tipica del genere, anche nei momenti più uptempo (“Cricket In The Rain”, "Bright Eyes"), è altrettanto vero che qua cercano più spesso la riflessione a ritmi bassi, se non persino il pezzo su accordi in minore (“Romance And Adventure”, splendida, sull’impossibile desiderio di prendere come un’avventura ciò che non lo è stato - «I’m just tired of being strong»). Ed è curioso, tra parentesi, che in un disco scritto durante un amore realizzato (“Santa Maria Novella” ne porta le tracce evidenti) ben più diffuse siano le scorie di amore infelice («And the hardest thing we ever have to learn / is when those we love don’t love us in return»).

Rispetto ai due dischi precedenti mancano un singolo sbaragliatore e pezzi che si staglino sugli altri (ognuno avrà i suoi: io dico “Angela” e “History Lessons”), sicché l’impressione di un’eccessiva omogeneità, già peculiare della scrittura di Morris e compagni, qua è un po’ esasperata. In quanto a soluzioni sonore, spicca soltanto, per le chitarre elettriche più sovresposte, la cavalcata di “Half Heart Necklace”, mentre non convince molto il finale su ukulele e slide di elettrica "Another Year": alla fine è proprio nella routine indie pop che gli Allo Darlin’ offrono il meglio. Dando la sicurezza dei posti che ci sono familiari anche se non li abbiamo mai visti davvero.

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