Arthur Beatrice
Working Out
La nuova musica da cameretta. O meglio, per essere più diretti: il nuovo indie-pop. Lo avevamo già incontrato con realtà come i Vondelpark: una band che gettava ponti tra certe sonorità di matrice Uk bass e future garage, dream-pop e raffinatezze compositive arty. Una moderna inflessione, questa, che si definisce non tanto a partire dall'utilizzo di strumentazione non-rock, quanto nelle rifinitissime dinamiche compositive e ritmiche, nella ricercatezza del mood, nella cura armonica.
Galeotti furono James Blake e Wild Beasts, per fare due nomi, costretti dai linguaggi sciolti e discinti del pop ad una fecondissima copula sonora. Gli Arthur Beatrice, di Londra, sono tra i frutti di questa unione: il loro è un continuo flirtare con tentazioni dancey, sedate però da un'attitudine pop introversa e riflessiva.
L'elemento più interessante per parlare di questo Working Out, edito dall'intelligentissima Polydor, è proprio la definitiva fusione tra due culture opposte: quella dell'underground (ormai non più tale) della bass music e quella dell'indie-pop. Groove e intimità che si fanno complementari.
Pezzi come Late o come la splendida Midland, senza gli influssi che hanno animato Londra in questi anni grazie a nomi come Katy B o SBTRKT, non si spiegherebbero: qui convivono infatti indie-pop, contemporary r'n'b e Uk garage stretti in una solidissima morsa. È ugualmente fenomenale ascoltare Grand Union e sentire le dinamiche ritmiche tipiche di un Burial o di un Jamie XX abbinate con disinvoltura al lirismo blue-eyed soul di Orlando Leopard e alle chitarre che intrecciano adorabili fraseggi dreamy.
La stessa soluzione si declina ulteriormente in brani come More Scrapes, dominata dal timbro vellutato di Ella Girardot che procede attraverso densi rintocchi di tastiera, giungendo ad un ritornello frizzante e glamour che accende il brano, tra il pulsare del basso di Hamish Barnes e le parti chitarristiche -via via più incisive- di Leopard, o ancora nelle movenze jazzy dell'equilibratissima Singles (che può far venire in mente l'eleganza ricercata di certi Prefab Sprout), o nell'indie-pop raffinato di Charity, col suo procedere per condensazione, raggiungendo pienezza armonica -e melodica- nel ritornello, dopo un lento comporsi degli elementi, o ancora nell'ambient pop di Fairlawn, che si regge su strutture fragilissime di synth d'atmosfera e ritmica in loop.
Working Out è un gioiellino, un esordio di ottima fattura: elegante, gentile, accattivante. I pezzi sono sospesi, in grande equilibrio, tra ammiccamenti ad un mainstream di buon gusto e ad una gelosa rivendicazione di identità ed esclusività. Per ora la formula funziona benissimo. Tutto sta negli sviluppi: le direzioni possibili sono molte, non tutte fortunate. Staremo a vedere.
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