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R Recensione

7/10

Babalot

Che succede quando uno muore

Sebastiano Pupillo è un tipo particolare: Babalot è il suo nickname ed è un incrocio tra un nome di un personaggio di Nathan Never (fumetto di bonelliana memoria) e un tipo di verme in dialetto sardo. Fa musica col computer, ha due chitarre, un basso preso in prestito e suona quando ha tempo. I componenti del suo gruppo sono tutti amici che in qualche modo danno sempre una mano. Insomma non si può dire che non incarni gran parte dell'attitudine low-fi e molto "domestica" che ultimamente va di gran moda. E' un tipo capace, ha tante cose da dire e sa come raccontarcele con uno sguardo sapientemente disilluso, causticamente ironico e simpaticamente malinconico.

Gli ingredienti principali di questo lavoro sono degli arrangiamenti frizzanti e leggeri, ma non per questo superficiali. Non è raro infatti sentire delle influenze elettroniche frutto di una sapiente ricerca atta a coniugare il sound più malinconico e cantautoriale a un vivace e sostenuto accompagnamento campionato che renda l'ascolto allegro e allo stesso tempo amaramente riflessivo, senza prendersi troppo sul serio (una formula stile Bugo, insomma). Ed è proprio con una intro electro (formula che ricorrerà negli altri due brevi stacchi) che apre il disco, frutto degli ascolti dei Depeche Mode, che sfocia in un rock cantautoriale di presentazione di "3 agosto". Qui Babalot aprendo il disco ci confessa chi è, raccontandoci di averci fatto ubriacare a scuola e di riconoscersi nelle idee rognose prima che ci prenda sonno.

Se la nostra giovinezza è stata piena di domeniche post-sbronza, forse nel pop-rock di "La lavatrice e il muro" si prova a mettere la testa a posto interrogandoci se ci sia un lavoro possibilmente riposante per vivere felicemente. La risposta sembrerebbe essere "fare il cantante", ma la vita continuerà sempre ad avere quel sapore spontaneo e fortunatamente divertente espresso nel disco con delle piccole verità cosmiche che vanno dallo scostante "uso le scale quasi sempre per/non incontrare gente in ascensore" al "fare la spesa e poi rimpiangere/il pane a fette che già si è indurito". Niente di più facile che vi ritroviate a canticchiarle mentre passeggiate per casa.

Ma la vita di Babalot non è tutta rosa e fiori: in "Festa n.3" ci racconta con un tono tra dei Nirvana degradati e un Silvestri più spento anche i suoi party in situazioni amare tra donne e amici che non lo capiscono, fino a chiedersi in "Forse una donna" (similmente a Dente) se sia una donna la risposta che cerchiamo per capire tutto quanto. Continuando scopriamo canzoni dallo spirito molto radiofonico, che ci ritroveremo a canticchiare, ma amaramente, come "Panca Bestia", caratterizzata dalla sovrapposizione tra chitarre classiche molto morbide che accompagnano i momenti più melodici e stacchi space-electro un po' Subsonica, con bassi diafani e amari che riflettono tutta l'inadeguatezza che sentiamo nei momenti più inspiegabili.

Ma la canzone dove si toccano delle punte di lirismo domestico e dolori veramente vissuti è il folk puro di "Schifo": si sente tutta l'incertezza e l'inquietudine dell'autore che raccontandoci le sue paure in realtà sta già riflettendo le nostre. La comunicazione e l'intesa tra l'ascoltatore e il musicista è spontanea, ognuno di noi può vederci piccole insoddisfazioni e ragazzate di gioventù o una situazione più complessa che si ritrova a vivere ultimamente. Questa è la sua forza: intensa capacità di raccontare con pensieri laterali, pochi strumenti e uno spirito acuto, la quotidinità in gesti semplici e quasi scontati. Chiunque può ritrovarsi nelle spensierate atmosfere estive di "Ferie Mentali" o nelle perplessità notturne dei rapporti di coppia di "La Mantide", entrambe accompagnate da sottofondi accattivanti che sfociano nella new-wave quasi New Order. Come non si può sorridere al "Ferie Mentali per dire di no al colesterolo/al tonno in scatola, alla birra calda e alle Marlboro"? Ci sembra di riconoscerci, continuando a prometterci di fare a meno di fumare e bere birra la mattina presto, come già lo stesso Babalot ci aveva accennato in apertura.

E chi non vorrebbe avere la stessa donna di "Una cosa sola", un inno all'amore dai toni squisitamente primaverili, fino a vedere nella coppia appena formata un rapporto simile a quello che si può avere con il metadone? Ma la dipendenza forse finisce e il fatto che subito dopo segua "Ma che ti ho fatto" , una lenta ballata acustica scritta apposta per chiedere scusa a una tipa, ci fa già pensar male. Ma l'importante è che ogni cosa che affronta Babalot sia trattata con ironia e intelligenza, quasi a ricordare un primo Max Gazzè. La chiusura dell'album è data alla struggente "Morte di una medusa" in cui l'incedere di un acustico sembra affacciarsi a riassumere la sua vita tra gioie e dolori, con un orecchio rock per le cose più terrene e uno pop per quelle più leggere. Curiosa infine la ghost-track ironicamente intitolata "Lo Spettro" che, in una sorta di simpatico walzer radical-chic à la Battiato, ci svela la filosofia di questo vivere: acciacchi per il troppo stress, viaggi surreali tra monumenti famosi e romantici, tanta diffidenza e qualche sogno in fondo al cuor.

Babalot è un cantautore verace che corre diagonale tra lo svacco giovanile di chi ha tutta la vita davanti e l'inquietudine matura di chi ha messo su famiglia. "Che succede quando uno muore" è un disco da sentire se ci si vuole specchiare in una buona mezz'ora di musica e storie che vanno oltre i soliti preconcetti di contenuto e forma ma che giungono a stimolare il nostro lato più naif, per stupirci di vederci disegnare in faccia uno spontaneo sorriso disincantato.

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Memory717 8,5/10

C Commenti

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target (ha votato 8 questo disco) alle 15:38 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Disco tanto misconosciuto quanto a-d-o-r-a-b-i-l-e. Babalot, per me, resta una delle meteore underground più interessanti del decennio scorso, per la sua poetica surreale piena, però, di cose più che reali (lavatrici, scaldabagno, tonno in scatola: la scrittura di Brondi, per dirne uno, gli deve molto...), e per il gusto melodico pop-punk (la versione live de "La lavatrice e il muro", contenuta nel secondo disco - "Un segno di vita" - è spirito punk puro) o deliziosamente cantautorale ("ma che ti ho fatto", "Schifo") sempre capace di sprigionare originalità e di ficcarsi in testa in modo definitivo. Divertente, ma assieme amaro, in technicolor, ma non senza pieghe inquietanti, fai-da-te, ma con perizia, senza che la plasticosità e l'aura anti-sublime cadano mai nel cattivo gusto, perché dietro c'è talento. Per me, un piccolo classico in ombra dell'italia recente. Bravo Marco.

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 15:56 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Bravo Mauro (e bravo pure il Targhèt). Disco delicato e divertente come pochi, da recuperare.

Panca Bestia la mia preferita.

Marco Di Francesco, autore, alle 16:18 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Grazie per i commenti, @Fabio son d'accordo, divertente e delicato è un buon riassunto per il disco. E grazie @Target per le doverose precisazioni! E' la mia seconda recensione e qualsiasi critica e/o consiglio sono ben accetti!

Buon ascolto a tutti.

target (ha votato 8 questo disco) alle 16:43 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Ah, aggiungo un plauso ulteriore ad Aiuola, che ha sparato pochi colpi ma tutti centratissimi. Notevoli anche gli split e gli incroci bislacchi che promuoveva tra i suoi artisti: la versione di "Festa n.3" fatta dai Non Voglio Che Clara, ad esempio, è una piccola perla. Peccato che da un paio d'anni l'etichetta sia silente. Come Babalot stesso, d'altronde, che sembra essere scomparso. Tornate, figliuoli.

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 16:49 del 19 aprile 2010 ha scritto:

RE:

A proposito di NVCC (che con un cd e mezzo sono il mio gruppo italiano preferito!!!), si sa niente di un nuovo album? Ormai ne è passato di tempo...

Cd carinissimo questo di Babalot, e ottima recensione.

target (ha votato 8 questo disco) alle 16:54 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Il nuovo Clara è pronto da mesi, in realtà. Sarebbe dovuto uscire questa primavera (secondo quanto mi disse il De Min). Uscirà invece a "fine estate" (secondo quanto recita il sito di Aiuola). Come ricompensa a questa lunghissima attesa, pare che sarà un disco piuttosto sostanzioso... Onestamente, non vedo l'ora.

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 16:57 del 19 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Questa è una grandiosa notizia!!! Un motivo in più per aspettare l'estate!!! Grazie Francesco

loson alle 18:02 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Non conosco, ma m'incuriosisce. Certo, se mi nominate Brondi (argh!) mi passa la voglia in un nanosecondo (XD), ma a occhio e croce il tizio mi pare molto più divertito e divertente di quel cagnaccio. Bella recensione!

target (ha votato 8 questo disco) alle 18:11 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Ah, Los cattivo mi piace un sacco! Se non mi sbaglio Brondi stesso, sul suo myspace, citava Babalot tra le sue 'influenze' (almeno quando lo spazio delle influenze era umilmente compilato...). E lo riprende anche (ma senza citarlo) nel suo libro. Un piccolo prestito a p. 32: la frase "Nessuno ci costruirà la sua casa sopra" è paro paro da "Ho visto la luce" (contenuta in "Un segno di vita"). Poi, è vero: in Babalot la dimensione ironica e surreale-giocosa è molto più sviluppata.

loson alle 18:26 del 19 aprile 2010 ha scritto:

RE:

"Ah, Los cattivo mi piace un sacco!" ---> Tranqui, can che abbaia non morde... ;D Ok, visto che mi confermi la surreal-giocosità del tizio, nonchè il suo approccio pop-punk, parto col downl... Ehm, sì insomma, hai capito.

target (ha votato 8 questo disco) alle 18:38 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Vai, bro! Secondo me ti potrebbe piacere di più il secondo disco ("Un segno di vita", appunto): 27 aborti di canzone per 54 minuti totali. Una roba pop e destrutturata assieme, molto interessante. Questo è più radiofonico.

Marco Di Francesco, autore, alle 18:43 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Quanti nomi interessanti che stanno uscendo fuori, e io che pensavo che Babalot lo ascoltassimo in tre. Bien, mi segno tutto che son sicuro che è roba buona.(I NVCC specialmente )

Roberto Maniglio (ha votato 8 questo disco) alle 21:32 del 19 aprile 2010 ha scritto:

mi aggiungo anch'io agli altri estimatori di Babalot. Grazie Francesco per lo scoop sul prossimo disco dei Non Voglio che Clara... A proposito, sai qualcosa invece sul prossimo di Sinigallia, altro mio italiano preferito?

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 1:06 del 20 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Visto che stiamo sparando un po' di nomi, ne aggiungo un altro. En Roco, di Genova. Il loro "Prima di volare via" del 2003 è veramente incantevole. Consigliatissimi per gli amanti dell'indiepop.

Marco Di Francesco, autore, alle 1:10 del 20 aprile 2010 ha scritto:

Ho sentito parlare bene anche di Marco Notari nell'album "Babele", qualcuno conferma?

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 1:23 del 20 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Sì Marco, Babele è un bell' album. Notari è in gamba. Solo, dovrebbe cercare una strada un po' più personale, ne avrebbe le qualità. Resta un po' troppo ancorato alla musica dei Marlene. Comunque piuma e amore e psiche, contenute su Babele (vado a memoria e spero di non sbagliare) sono canzoni decisamente ben fatte. Tra i cantautori dell'ultima generazione, oltre il grandissimo Dente, apprezzo molto Giuliano Dottori e Alessandro Grazian (che di talento ne ha davvero da vendere).

Marco Di Francesco, autore, alle 1:32 del 20 aprile 2010 ha scritto:

Di Notari avevo sentito solo il singolo "Non mi riconosco nel mio stato" ed era abbastanza interessante. Poi però l'ho perso di vista. Dente è una delle rivelazioni più recenti, talento raffinato il suo. Gli altri invece ammetto di averli sentiti più in collaborazioni varie (ma su questo sono io che sono carente e recentemente mi sto informando di più )

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 14:58 del 5 dicembre 2010 ha scritto:

buono, "3 agosto" diventerà la canzone della domenica mattina

disco piacevole (sì, c'è qualche flusso di coscienza rintracciabile anche in brondi, ma questo di babalot è più "ancorato" alla realtà e sicuramente più gestibile) e bella recensione, Marco.