Camera Obscura
Desire Lines
Uno sa, ormai, cosa aspettarsi da un album dei Camera Obscura. Desire Lines è il loro quinto dal 2001, e di quanto uno possa aspettarsi dai Camera Obscura ha quasi tutto. Quasi. Perché gli mancano un singolo memorabile e un po di ritmo. Motivo per cui, in sostanza, questo è lalbum meno bello che uno potesse aspettarsi dai Camera Obscura.
Già entrare nel disco attraverso una dispensabile intro di archi e una ballata moscetta in cui la melodia è delegata ai fiati non predispone al meglio, anche se Tracyanne Campbell, di cui è sufficiente la comparsa per averne vibrazioni positive, ci pensa subito in Troublemaker a rialzare lumore, con il solito pezzo patinato di camerette 60, dondolato dallorgano attraverso melodie che si insinuano tra Pulp e Saint Etienne. Ladolescenzume, però, non è il carattere di un disco che, anzi, potrebbe dirsi di mature indie pop, tanto per i testi quanto per gli arrangiamenti più composti: i Camera Obscura sono diventati più pensosi (New Years Resolution, Desire Lines), e anche laddove alzano il ritmo non prendono mai le linee di chi corre e si scompiglia (Every Weekday o Do It Again, che sono comunque tra i momenti più alti del disco, la prima con sostegni vocali di Neko Case).
Da cui uneleganza innegabile, ma (direbbe Parise) un po frigida. Vedi il languore luccicante di Cri du Coeur o il romanticismo dolceamaro di Fifth in Line to the Throne. Come se la linea del desiderio ormai fosse stata oltrepassata, le cose conquistate, e le loro nuove perdite già faccenda nota. E allora è facile che la vena la si ritrovi, guarda un po, con lironia, ad esempio nel motown incantato di I Missed Your Party, che ammicca e accarezza proprio costruendosi sul motivo della festa mancata.
Che è quanto Desire Lines, purtroppo, dà limpressione di essere.
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