Cats On Fire
The Province Complains
Provengono da Turku, nella ghiacciata Finlandia, questi quattro "gattini infuocati" dall'aspetto tremendamente eighties, tanto che a prima vista sembrerebbero l'ennesimo gruppetto (mi si permetta il termine) "indie-fashion", a braccetto con i tanto elogiati e griffati "caiser chips" e compagnia bella.. Niente di più sbagliato.
"The province Complains", il cui titolo è associato ad un aneddoto (che non verrà svelato...) contenuto nel curatissimo booklet di questo loro strepitoso primo album ufficiale, già preceduto da due dignitose Demo ("The Empty town Demo" del 2002 e "Seelonce Mayday Demo" del 2005) e da tre fantastici Ep ("Solid Work" del 2003; "Happiness is Chemestry” del 2004 e "Drawn the Rains" del 2006).
Dovendo necessariamente fare dei paragoni, risulta inevitabile accomunare la meravigliosa voce di Mattias Björkas con quella di un giovane Morrissey, come allo stesso modo vanno relazionate molte ritmiche presenti, che possono certamente portare alla memoria il post punk dei Felt o dei The Jam ("Draw the Reins" non potrebbe che emozionare il buon vecchio Weller): ma vi è di più.
Sino dall'inziale "I Am The White Mantled King" le chitarre jangly, il falsetto accennato della voce caldissima, le delicate tastiere che rispolverano suoni ottanta tra Sarah Records e c-86, producono una sorta di incanto anche all'attenzione del più avveduto ed esperto ascoltatore, che implacabilmente si lascia travolgere.
"Astray" inizia con un irresistibile giretto cabaret deliziato dalla pulitissima chitarra e termina con un sapiente jazzegiato trombone; "Higher Grounds" rasenta la perfezione: già presente nel precedente Ep "Draw the Reins" e cantata dal batterista Henry Ojala, risulta in quest'album equalizzata in modo a dir poco stupefacente; il valzer triste di "Heat and Romance" rivela il lato più romantico e decadente, e quando una fisarmonica accompagna l'intervento della seconda voce femminile per le orecchie è una delizia.
"The Smell of an Artist" possiede fascino da vendere e si arrischia, ma con immensa naturalezza, associando alle chitarre poppettose una trascinante tastiera wave; I neanche due minuti di "Chain of Saint" e la biografica "If You Must Tell Him" sono semplice e riflessivo cantautorato di impronta britannica.
La brevità del disco è pari alla sua intensità ed immediatezza, e quando con sorpresa ci si rende conto che la coda è segnata da "End Of Straight Street" si cerca di capire cos’altro ci sarebbe potuto essere ancora per render satolla la nostra brama di pop music, rasserenati comunque dal fatto che questi ragazzi son giovani ed a quanto pare instancabili compositori. E se non si sarà così reiteranti da elogiare i "Cats on Fire" ancora una volta nel finale di questa paginetta, ribadendo la nostra folle ammirazione per questo ensamble baltico, lo si sarà di certo nel premiare quello che indubitabilmente è uno dei più morigeratamente impeccabili lavori del 2007.
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