Flotation Toy Warning
Bluffer's Guide to the Flight Deck
Questo è probabilmente uno dei più grandi album di debutto della storia e, mi espongo al pubblico ludibrio, il miglior disco del 2004, superiore anche all'acclamato esordio degli Arcade Fire.
I Floating Toy Warning sono una band di difficile definizione. Se proprio si vuole incasellare la loro musica, sono una via di mezzo tra Sparklehorse e Mercury Rev. Ma il loro sound è assolutamente originale.
Nascono a Londra nel 2011 e tre anni dopo escono con questa raccolta di canzoni. "Bluffer's Guide to the Flight Deck" è lunico lavoro di un gruppo che in pochissimi conoscono e che molti hanno dimenticato, ed è dotato di una fantasia illimitata; è onirico, denso, luminoso, geniale. Un album evocativo, fuori dal tempo, nel senso che non appartiene al suo tempo ma che potrebbe appartenere ad ogni tempo. Tutte le canzoni brillano di luce propria pur essendo parte di ununica entità. Tra ballate alla Flaming Lips e lesempio dei Sigur Ros lalbum tiene lascoltatore come sospeso nel vuoto e le tracce sembrano far parte di un unico grande sogno. Il fatto che siano poche le melodie fischiettabili non è un difetto ma è dovuto alla complessità di un lavoro che raramente in ambito pop viene effettuato sulla composizione di musica e testo. E un album ipnotico che ritorna in mente in maniera ciclica. "Popstar Searching Oblivion", "Donald Pleasence", "Fire Engine On Fire pt.1" e "Even Fantastica" dovendo scegliere sono gli episodi migliori ma ognuno può trovare le sue preferite senza paura di sbagliare. In nessun secondo si ha limpressione di una caduta di tono. Anche nell ultima "How the plains left me flat" non si ha mai la voglia di saltare delle parti, ma si rimane catturati dalle poche parole e dalla molta musica che fluttua come uscita da un megafono rotto. Rimane comunque un album non facilmente catalogabile, che non ammicca all ascoltatore, totalmente libero da archetipi e schemi preconfezionati che deve essere riscoperto perché dotato di quella lucentezza ed ispirazione che unopera darte, per essere definita tale, deve obbligatoriamente avere.
Lunico difetto di questo lavoro è che non ha avuto un seguito. O forse è meglio così, diventando di fatto ununica, immensa luce che brilla in fondo al mare.
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