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R Recensione

6,5/10

Frankie Cosmos

Zentropy

Greta Kline alias Frankie Cosmos è una diciannovenne newyorkese col cuore di una bambina che tira fuori dal cilindro “Zentropy”, ovvero una sorta di diario a quadretti con la copertina rosa e i pony disegnati a pastello. Dopo aver auto prodotto una ventina di dischi (mai come in questo caso) in e da cameretta, per questo esordio per la Double Double Whammy mette insieme una band i cui componenti hanno nomi di fantasia: Ronny e David Mistery (batteria, basso e tastiere) e Gabby Teardrop (“harmonies and something” recita il profilo Facebook). Certo, se pensiamo che quest’album dura neanche mezz’ora e che i pezzi restano sempre sotto i due minuti, forse scriverne venti diventa un’impresa un po’ meno titanica. Farlo conservando freschezza e carattere invece è ammirabile.

Dalle marcette sixties alle poesiole accompagnate da arpeggi ci sono tutti i travestimenti di un indie pop che cita i Pastels e i Belle and Sebastian, Camera Obscura e Beat Happening passando per la dimensione da emarginati dei Pavement. E mica mostrati uno dopo l’altro, ma indossati insieme, un pezzo di uno, un pezzo dell’altro, come una bambina che gioca coi vestiti della mamma. Le storielle di Frankie Cosmos sono farcite di un’ingenuità e genuinità ostentate che non infettano la costruzione delle canzoni: una sequela di trovate melodiche e cambi di ritmo naif. Anzi, la giocosità è il motore di tutto l’album, Greta non ripete: perso un bridge, una strofa, non è detto che la ritroviate.

In questo diario, dicevamo, i sentimenti sono esposti a chiare lettere, come nell’opener “Art School” (“Art school makes you crazy, art school makes me cry”) senza giri di parole e così accade che un  testo quasi, permettetemi, ebete, (“My daddy is a fireman he is brave, he is strong” da "Fireman") viene ribaltato sul finire (“Today he’s here, tomorrow he’s gone”) dando tutto un altro aspetto.

Quasi non ci si accorge di quanto le canzoni passino una dopo l’altra, in “Buses splash with rain” si rincorrono strofa da bedsitting e frammenti ballabili, in “My I love you” e “Sad 2” troviamo arrangiamenti d’altri tempi stile Nico. Molta roba insomma, in così poco spazio ed è forse qui che troviamo il difetto dell’album, nell’equilibrio fra DIY che ne è l’anima e completezza. Non è essere sciatti, nè essere tutto fumo e niente arrosto. piuttosto è  come assaggiare un piccolissimo pezzo di ottima torta, l’ultimo, e non esserne soddisfatti.

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