R Recensione

5/10

Guillemots

Red

L’enorme gomitolo rosso che campeggia sulla copertina di questo Red ben rappresenta, magari non nell’intenzione degli autori, ma sicuramente per noi, la matassa da sbrogliare per venire a capo di questo disco. A meno di due anni di distanza dall’eccellente esordio di Through the Windowpane, per i Guillemots è già l’ora del primo giro di boa e come sempre in questi casi, per gli artisti su cui sono piovuti elogi e successo al debutto, l’imperativo è continuare a stupire, per non finire inghiottiti nell’anonimo mare magnum di quelli che non hanno saputo ripetersi.

Fyfe Dangerfield e la sua band avrebbero tutte le carte in regola per riuscirci. Il talento non manca, le idee neppure e lo stile è quanto di più eclettico si possa immaginare. L’unico rischio che si corre in questi casi è quello di voler strafare e finire col perdere la bussola. Che, purtroppo, sembra essere esattamente ciò che è accaduto con questo loro nuovo lavoro.

Anche se è sempre difficile tirare la linea di demarcazione che divide un album geniale da uno genialoide, è facile intuire che alla fin fine, mentre il primo aggrada, il secondo irrita. Ebbene, Red è un album che si rende più volte irritante; nella sfrontatezza della suo approccio, che pretende di spaziare a destra e a manca per il solo gusto di farlo e che annega le buone idee, che pure ci sono, in una bulimia musicale piuttosto patologica.

Le sonorità  glam rock e le influenze disco-pop sono, in questo album, le nuove infatuazioni della band londinese, che si lascia andare in modo piuttosto sbracato a certe atmosfere eighties da classifica radiofonica , per cui i più stentano a provare nostalgia. Ed anche il tentativo di aggiungerci del proprio, con qualche furbizia elettronica di nuova generazione e poco altro, risulta alla lunga piuttosto stucchevole.

Il singolone Get Over It è un po’ lo specchio di tutto questo, col suo ritmo volutamente incalzante, il coretto in background vocals e la sua base irrimediabilmente eurodisco (sigh) che avrebbe fatto felici gli Abba, ma che oggi sembra solo un tentativo di plagio degli Scissor Sisters.

Last Kiss, altro probabile singolo, si muove sulla medesima scia, senza riuscire a scaldare i cuori, anche se poi l’approccio elettro-pop non è proprio tutto da buttare e con Clarion trova un momento quantomeno piacevole, tra i giochi del sintetizzatore che si diverte a scimmiottare un sitar.

Eppure la partenza del disco è di quelle che farebbe presagire le cose migliori: Kriss Kross ha atmosfere apocalittiche sottolineate da una angosciante base di archi che si sciolgono in uno di quei refrain in cui la voce di Dangerfield si esibisce in tutto il suo istrionismo. Ma, spiace dirlo,alla fine della giostra i peccati prevalgono sulle virtù e non esiste giustificazione per l’R&B senza arte ne parte di Big Dog, una roba che poteva farla il signor Timberlake e gli sarebbe pure venuta meglio o per il falsetto di Standing on the Last Star, francamente imbarazzante.

Un paio di buone ballate acustiche (discreta Falling Out of Reach) non salvano la situazione e comunque finiscono per sembrare dei corpi totalmente estranei per un disco che si muove in tutt’altra direzione.

Diciamo che, per quanto ci riguarda, i Guillemots saltano un turno. Hanno giocato a fare le star glamour e un po’ eccentriche. Magari, vai a capire, un parte dei fan potrà anche gradire . Noi un po’ meno.

V Voti

Voto degli utenti: 3,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Marco_Biasio (ha votato 3 questo disco) alle 16:09 del 5 maggio 2008 ha scritto:

Sono sul punto di incazzarmi pesantemente

Non con te Enrico, ci mancherebbe altro . La tua disamina è eccellente. Ma, per Dio, dopo un album splendido come "Through The Windowpane", orecchiabile e pieno, anzi, straripante di idee tutte veramente originali, con singoli e contro-singoli, ballate, inserti jazz e chi più ne ha più ne metta, non riesco a capacitarmi di come siano riusciti a comporre quest'emerita schifezza. Sarà anche la delusione cocente, ma, per me, per ora questo si merita la palma di peggiore del 2008, niente da fare. Eurodisco, appunto. Mannaggia a loro, mannaggia!! (

Enrico Venturi, autore, alle 0:20 del 6 maggio 2008 ha scritto:

Non ho voluto citare nella recensione la storiella della versione fake del disco che gira sui circuiti del peer to peer, ma vedo che anche gli amici di Ondarock non hanno saputo resistere e l'hanno citata nell'apertura. Sembrano esserci cascati in tanti e mi e' capitato di leggere commenti a questo disco che parlavano di "svolta nel minimalismo elettronico". Tanto piu' divertente se si pensa che l'album (quello vero, intendo) e' quanto di meno minimale si possa immaginare, anzi e' sfrontato, eccessivo fino ad essere anche un po' pacchiano.

target alle 15:20 del 9 maggio 2008 ha scritto:

Me ne tengo a distanza

Ho visto il video del singolo, "Get Over It". Il solo pensiero che qualcuno lo abbia giudicato il pezzo più convincente del disco mi tiene a distanza da ulteriori approfondimenti. Peccato.