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7/10

Happy Birthday

Happy Birthday

L’ultima novità del mondo indie è il trio americano Happy Birthday, composto da Kyla Thomas, Ruth Garbus e Chris Weisman. Nato nel 2008 il gruppo esordisce con un album omonimo per la storica Sub Pop, marchio di sicura qualità per ciò che riguarda il campo dell’alternative. Campo di riferimento del gruppo? Così su due piedi direi l’estate, il che porta all’ovvio abbinamento con la parolina magica “pop”.

Prendete l’apertura di Girls Fm: coretti solari, surf, ritmo vispo, guitar-summer sommersa tra un sound low-fi ’90 e atmosfere gioiose degli spensierati anni ’60. Una combinazione ammaliante, resa ottimamente dalle increspature chitarrose di Too shy. Ci si sostiene su un’andatura strascicata e indolente così tipica del periodo indie-grungettaro, eppure così vicina ai modelli “arcaici” di certi gruppi classici come i Kinks (vedi Perverted girl). Happy Birthday è nel complesso un disco molto curato e lustrato a dovere.

Un piccolo gioiellino soprattutto dal punto di vista della produzione sonora, che riesce nel miracolo di mantenere un’attitudine low-fi apparentemente trasgressiva senza in realtà che il sound sia realmente rude e violento. Brani come Cracked, Eyes music e Pink Strawberry shake sono la migliore rappresentazione di un noise-pop tendente al punk dagli effetti sobbalzanti nonostante un’estrema attenzione formale ad ogni dettaglio sonoro e alla costante ricerca di un equilibrio tra forma e contenuto, all’insegna della preminenza assoluta dell’estetica pop. L’effetto è di sentire in certi momenti una perfetta via di mezzo tra i Beach Boys e i Ramones. Più sbilanciati in favore dei primi però a dirla tutta, anche perché un prototipo di vero e genuino punk (lurido sia dentro che fuori) lo si trova in un solo brano (Zit), e comunque sempre in una versione edulcorata e non estremista.

A volte il baricentro si sposta più verso l’estetica romantica tipica del decennio ‘80s più commerciale (I Wanna Stay (I Runaway), brano che mantiene comunque una propria dignità con un ottimo groove), altre verso una produzione vintage più sdolcinata e tenera (Subliminal message), al punto di scadere anche un po’ nello stucchevole e zuccheroso (Maxine The Teenage Eskimo). La chiusura è data da Fun, altro brano “morbido” che mantiene il fascino di certe produzioni indie squisitamente sconosciute e ignorate dei tardi ‘80s, tanto da apparire una splendida b-side nascosta per anni nell’armadio dagli ormai vetusti Pixies. Nel complesso undici brani per poco più di trentatrè minuti. E niente di originale, of course, ci mancherebbe! Per carità! Eppure funziona. E scorre via che è un piacere. Che altro volete che vi dica? L’indie-pop non può non piacere quando è fatto così bene!

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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