Hot Chip
One Life Stand
Arrivati al loro 4° parto discografico, I nerd per eccellenza Hot Chip si sono divertiti nel loro excursus musicale a giocare con tutto l’armamentario di tastierino e campionatori in dotazione ad ogni “secchione” e “fallito” che si rispetti del nuovo millennio.
Quel piccolo gioiellino electro pop che corrisponde al nome di The Warning è ormai entrato in pianta stabile negli hard-disks da milioni di terabyte di ogni hipster sparso sul pianeta terra, ed in cima alle playlist di Ipod Touch dotati di cuffione stratosferiche come non se ne vedono nemmeno nelle sale d’incisione.
Al seguito del notturno Made In The Dark, arriva in questi giorni One Life Stand, appunto loro quarta creazione discografica. Devono essersi fatti un bel bagno caldo nel soul della Motown i cinque loser Newyorkesi, dato che l’album suona maledettamente soul e r&b, unito al loro caratteristico sound indie-dance ammiccante.
Miraggio che però dura il tempo di due tracce.
Dove Thieves In The Night risulta una canzone indie-dance di ottima fattura e piglio melodico che fa shakerare le chiappe, e l’incedere di batteria di Hand Me Down Your Love suona come un Otis Redding che ha sbagliato candeggio e processato al 2.0, la fruizione si appesantisce con lo scorrere delle tracce.
Colpa di una eccessiva sbandata modaiola del quintetto, che inverte la marcia verso un sound più classicamente pop-dance, e allontanandosi da quella scrittura sagace e intelligente che sapeva coniugare melodie catchy, ritmi coinvolgenti, e testi timidi e ricchi di pathos adolescenziale.
Quella I Feel Better che sembra uno scarto della bruttura prodotta da Chris Cornell e Timbaland, la cassa tamarra della titletrack da finestrino abbassato, braccio fuori, e camicetta aperta che lascia trapelare una catenazza d’oro sotto un mare di pelo folto incastonato sul petto, fa rabbrividire.
La ballata vagamente new wave Brothers, e i giochini vocali di Slush (quell’ “hammalla hammalla hammalla hammalla” a lungo andare irrita parecchio) cedono il passo all’anonimato di Alley Cats, e all’hit da m2o We Have Love.
Inveisce su questo corpo morto la dance anni ’70 di Take It In, e l’elettroencefalogramma si appiattisce inesorabilmente.
Dove sono finiti i genietti pop di Boy From School??
Quesito che farebbe gola alla redazione di Chi L’Ha Visto?
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