R Recensione

7/10

Islands

Arm's Way

C'erano una volta gli Unicorns: formazione di stanza a Montreal, prima che Montreal divenisse una delle mecche dell'indie rock d'oltreoceano, lo-fi pirotecnico e neo psichedelia debordante, formato pop tentacolare e spiazzante, la mente rivolta ai Pavement e il cuore palpitante per l'Elefant 6. Dietro al progetto due menti brillanti e immaginifiche: Alden Ginger e Nick Diamonds (Nicholas Thorburn). Coppia d'oro destinata a grandi cose ma, ahimè, stroncata da una repentina quanto prematura separazione.

Diamonds, lungi dal demordere, si porta dietro il batterista J'aime Tambur (Jaime Thomposon), arruola il nipotino di Guthrie, Jim, e due rapper, Busdriver e Subtitle sotto la sigla Islands. Il risultato, Return To The Sea, compie un piccolo miracolo nel traghettare lo strabordante istinto melodico degli Unicorns in un territori meno lo-fi e più cristallinamente (neo) psichedelici, in cui l'hip hop è una spezia pregiata usata con parca sapienza e l'abilità di sorprendere l'ascoltatore con repentini cambi di ritmo e melodia resta più di una semplice asso nella manica.

Atto terzo: salutato Tambeur, e con lui un altro pezzo dell'eredità degli Unicorns, detto addio alla piccola crew indie hip hop, Diamonds si ripresenta alla seconda prova sotto la sigla Islands con questo Arm's Way. Le carte, ancora una volta, vengono completamente rimescolate prima di essere schiaffate sul piatto (del cd).

E forse proprio quel falsetto e quel breve crescendo à la Buckley che apre il disco e la quasi title track The Arm è, da solo, il miglior suggello della nuova transizione avvenuta: un mood meno scherzoso, più livido e melodrammatico, un suono che abbraccia generosamente l'estetica sonora di certa pop wave, sacrificando all'altare del cambiamento le visioni psichedeliche, con ritmiche e schemi melodici normalizzati e asserviti al formato canzone.

Quasi una controparte mutante dei connazionali Hot Hot Heat, gli Islands inseguono il refrain d'effetto e stendono ponti per arrivare all'agognato ritornello, anche quando, in Pieces Of You seminano aromi slavi à la Nervous Cabaret, o in una J'Aime Vous Voire Quitter che potrebbe far gola a dei redivivi Killers si divertono a ingabbiare un interludio latino.

E per la prima volta capita anche di sbadigliare, come nella farraginosa Abominable Snow, o nelle soporifere Life in Jail e To a Bond. Un po' meglio fa l'anglofila I Feel Evil Creeping In, mentre risulta quasi commovente poter riassaporare i “vecchi” Islands nell'alt country dai sapori noir di Vertigo (If It's a Crime).

In mezzo alcuni colpi di tacco: come l'irresistibile pop sintetico di Creeper e la grandeur melodrammatica della lunga In the Rushes che si trasforma nel finale in una riedizione non ufficiale di Baba O'Riley.

Ce n'è abbastanza per mettere a letto il 90% delle formazioni indie pop in giro, siamo d'accordo. E per dare filo da torcere anche a molte delle più blasonate formazioni canadesi, verissimo. Ma resta comunque l'impressione che quel patrimonio musicale immenso che andava sotto la voce Unicorns si stia lentamente, ma inesorabilmente, erodendo, e non si può negare che con questo Arm's Way, Diamonds qualche segno di cedimento stia cominciando a mostrarlo, soprattutto quando decide di sacrificare l'imprevedibilità compositiva a beneficio di pose iperdrammatiche che solo sporadicamente gli si addicono.

Un giudizio frutto di un passato glorioso e di un presente altalenante, nella speranza che, ovunque decidano di dirigersi al prossimo viaggio le isole, si voltino ogni tanto indietro per ricordarsi da dove vengono.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 6 voti.
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rubens 7/10
REBBY 9/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 15:55 del 13 ottobre 2008 ha scritto:

Swans (life after dead) il brano d'apertura del

loro esordio è tra i miei preferiti del 2006. Il

problema è che i brani successivi sono annichiliti

da così tanta superiorità, da sembrare normali

canzoni west-folk o beat (fa eccezione il rappone

Where there's a will there's a whalebone).

Anche in questo Arm's way il pezzo che più mi

piace è una minisuite: Vertigo (If it's a crime).

Ma questa volta, anche se intelligentemente é

stata posta in fondo, non è sola: The arm, J'aime

vous voire quitter, Creeper e Kids don't know shit

sono sicuramente degne compari. E anche gli altri

brani, taluni di minor caratura, dimostrano che

gli Islands hanno assunto uno stile più complesso

e personale, sempre alla ricerca della bella

armonia e della bella melodia. Per me uno degli

album più interessanti dell'anno.