L'Altra
Telepathic
Se non conoscete i LAltra, sappiate che quasi vi invidio, perché avete la vergine possibilità di lasciarvi cogliere dalla sorpresa di aver scoperto una delle più riuscite esperienze di sublimazione del pop che il mondo musicale contemporaneo abbia mai prodotto. Dopo quel piccolo grande gioiello che fu In the afternoon (2002, e per me nella TopFive di quellanno), follow-up di un debutto altrettanto brillante (Music of a sinking occasion del 2000), Different days (2005) dimostrò di essere ben più che una semplice conferma, risultando allepoca un album riuscito sotto tutti gli aspetti e in grado di toccare il vertice della vicenda artistica della band statunitense.
Risulta sempre difficile credere che i due detentori del nome LAltra siano stati a lungo sentimentalmente legati e che la band sia stata formata solo dopo il naufragio del loro rapporto, vista lenorme affinità musicale ed emotiva che traspare. Anzi risulta ancora più incredibile sapere che questa musica scaturisce proprio dai contrasti fra i due (non a caso per questo nuovo Telepathic abbiamo dovuto attendere ben sei anni).
Eppure anche oggi che hanno cambiato ancora una volta etichetta (da Aesthetics a Hefty e infine Acuarela) questa empatia rimane evidente. Le nuove idee sonore sviluppate dal cantante-chitarrista Joseph Desler Costa (autore, nel 2008, del bel Lighter Subjects a nome Costa Music) e dalla cantante-tastierista (impegnata anche al Wurlitzer e al piano Rhodes) Linsday Anderson, ancora una volta ruotano attorno ad una elaborata idea di (indie) pop senza fretta, dilatato, fatto di sottigliezze mai leziose ma orientate a definire equilibri sonori allinterno di canzoni dal sapore vagamente folk seppur innervate di innesti di microelettronica. A dar man forte anche Joshua Eustis, multistrumentista dei geniali Telefon Tel Aviv e dei Sons Of Magdalene, che molto del proprio bagaglio stilistico traghetta nei LAltra. Telepathic si lascia amare subito per la tensione emotiva che già a partire dalla soave e ariosa melodia di Big Air Kiss, con tanto di violoncello a scandire attimi di irripetibile Eden.
Il suono è sempre ricercato, strutturato, complesso (ma non esasperato) e le voci lavorano in modo splendido, rincorrendosi, rubandosi la scena, sostenendosi lun laltra, attraverso un percorso che denota tutta la densità sensoriale: in Boys (un brano del quale godrebbe Thom Yorke, ne sono certo) questo raffinatissimo lavorio raggiunge il suo vertice. Molto spesso a svolgere un ruolo chiave nella risoluzione delle melodie lo gioca proprio il pianoforte, ovviamente rifuggendo qualsiasi virtuosismo. Quello del duo dellIllinois non è post-rock, sebbene spesso venga derubricato sotto quelletichetta, principalmente per la vicinanza alle atmosfere dei Bark Psychosis, degli Slowdive di Pygmalion o dei Talk Talk portatori dello Spirito dellEden.
Il loro piuttosto appare essere quasi un anti-rock, pur rimanendo rigogliosamente ritratto nella forma-canzone. Le intime immersioni nel rifulgere di luci sommesse, descritte in modo così emozionale da brani come When The Ship Sinks (la voce-musa di Lindsay Anderson scioglie lanima), Black Wind (uno dei brani di maggiore intensità del lavoro), Either Was The Others Mine (quasi da lacrime), riescono a distogliere lascoltatore da qualsiasi frenesia del mondo circostante, abbandonandolo ad uno stato di eccitata sospensione temporale. Winter Lovers Summer Sun è unaltra composizione centrale non solo di Telepathic ma dellintera discografia dei LAltra, con dei minimali riff di chitarra e con le due voci in perfetto bilanciamento. A ritrovarli dopo tanti anni di distanza mi sembra come se il tempo passato sia minore, forse anche perché a catturare la loro eredità e a portarla avanti, seppur per altre vie, cé stato The Album Leaf: uno dei pochi a mio avviso accostabile alla sensibilità che la coppia Costa & Anderson, o Anderson & Costa che dir si voglia, ha saputo sviluppare.
Ciò appare quasi tangibile, verso la fine del lavoro, nella vaporosa This Bruise. Con la title-track (un senso di magico nellaria) e la ripresa del breve tema da colonna sonora iniziale di Dark Corners, altissima si conclude, questa esperienza di comeback e ancora una volta con quellintimo desiderio che non debba, ancora una volta, trascorre molta della nostra vita senza questi suoni, senza i LAltra.
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