Letting Up Despite Great Faults
Letting Up Despite Great Faults
Malgrado le grandissime colpe che ci portiamo atavicamente addosso, a noi continua a piacere il pop luccicante che ci sbatte il sole in faccia, facendoci godere istanti (certo, non di più) di sfanculante serenità, in barba alle noie di ogni giorno, o regalandoci, se proprio butta male, momenti di deliziosa nostalgia. I Letting Up Despite Great Faults sono in quattro e vengono dalla California, dove il sole regna sovrano: di luce, in questo suggestivo esordio di nove pezzi, ce ne travasano sopra quanta possono, e l’effetto, pur non essendo esaltante per intensità e originalità, sazia comunque a sufficienza il fanciullino indie pop che abita in noi (anorak Pascoli!).
Fin dalla prima traccia, si sprofonda in un bagno di melodie zuccherine e di evanescenza shoegaze, sicché sembra di aver sovrapposto per sbaglio il disco dei The Pains Of Being Pure At Heart a “Saturdays = Youth” degli M83. Aprono “In Steps” un effetto traslucido d’acciaio e un basso à la Peter Hook (sempre lui!), mentre ricami caldi di synth immersi nel miele inabissano la voce in un mare di celestialità pop. E poi si ritrovano per un convegno sulla primavera le sfumature pastello Sarah Records (per lo più indie-tronizzate, come in “Our Younger Noise”), un jingle jangle colorato di elettronica nostalgico dei primi ’90 inglesi, la Scandinavia quando arriva maggio, i New Order (di cui qui coverizzano "Age Of Consent") e i Postal Service, i Cocteau Twins immersi nella bassa fedeltà, e tutto un vivace immaginario shoegaze-pop, insomma, che ormai ha un suo codice e una sua etichetta. E una sua poetica, certo: recuperare l’infanzia per rifugiarsi nei suoi giochi lontani e sfumare il presente di un dolce rumore per sfaldarne il senso di pesantezza in una pioggia di visioni leggere.
Peccato che dopo le prime quattro cartucce, già assassine al secondo ascolto, con “Folding Under Stories Told” che suona tale e quale a un remix firmato Notwist dei Black Tambourine e l’indie-dance distorta di “The Colors Aren’t You Or Me” a trasportare in evasioni estive retrò, peccato, dicevo, che la qualità compositiva cali leggermente. Non tanto nel crescendo molto Morr Music di “Pause”, quanto piuttosto nella cascata di glockenspiel ed effetti giocosi un po’ troppo ‘siloconata’ (e interlocutoria) di “So Fast: You” e nello sviluppo prevedibile di “Photograph Shakes”. L’omogeneità del lavoro è lampante, e “Release”, in coda, con chitarre sporchissime e tastiere come stuoie sulla sabbia, trova una melodia adatta al gran finale.
Tutto nel canone, d’accordo. Ma il debutto di questi losangelini può rimanere uno di quei preziosi dischi ‘in minore’ di cui assaporare a lungo il retrogusto.
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Myspace: www.myspace.com/lettingup
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