R Recensione

5/10

Matt Pond PA

Last Light

Il mainstream ha colpito ancora. Dopo un lavoro più che buono come "Seven Arrows Later" i Matt Pond PA si impantanano con un album diviso tra alti e bassi; e purtroppo sono i bassi a prevalere. E se analizziamo un attimo tutte le produzioni del gruppo ci accorgiamo come questa involuzione non rispetta del tutto quello che i precedenti lavori lasciavano presupporre.  L'apice della loro carriera rimane il 2002 con i due lavori più significativi "Green Fury" e "The Nature Of Maps"  ma anche i due lavori successivi "Emblems" (2004) e "Several Arrows Later" (2005) riuscivano ad avere presa maggiore rispetto a quest'ultima fatica. Tutti i lavori procedono verso una pulizia sempre maggiore del suono e in questo anche Last Light si allinea ai precedenti: ma qui la standardizzazione indie-college-pop si fa sentire molto. Forse troppo.

Il difetto maggiore dell'album è proprio questo. La continua reiterazione degli arrangiamenti con lo staccato stretto del piano e la base solida di archi è eccessiva. E benchè questi elementi avessero caratterizzato anche alcuni degli album precedenti riuscendo a rendere unici brani molto ben rusciti qui sembrano forzati più che da necessità artistiche, dalla volontà di "esportare" e commercializzare. Tutto l'album ha un che di già ascoltato che ti  lascia con la bocca asciutta (e un pò amara), soprattutto se le attese si basavano su canzoni come "In The Airplane Over The Sea" (una delle cover più riuscite della band) o "New Hampshire". E non bastano i temi malinconici, perfettamente autunnali nè quelli introspettivi questa volta. C'è una carenza di idee di fondo che non porta nè innovazione nè segue quel percorso che il gruppo aveva intrapreso fino ad ora.

Venendo ai (pochi) pregi, (quelli "made in Pennsylvania"),  i testi sono sempre molto azzeccati e legati in modo viscerale alle trame musicali. La canzone-hit che emerge è quella cantata insieme a Neko Case, guest star d'eccezione di questo album. "Taught to Look Away" è una vera chicca indie-rock e da sola forse riesce a sostenere la sufficienza risicata dell'album .

Un album che riesce ad essere, nonostante le carenze di varietà e innovazione, molto orecchiabile e piacevole. Più che un album dei Matt Pond PA potrebbe essere una cover band di Dave Matthews. Niente di nuovo. Ma siete stati avvertiti all'inizio: il mainstream ha colpito ancora.

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