R Recensione

6/10

Mum

Go Go Smear The Poison Ivy

Questo pare essere un anno molto prolifico per l’indie-pop in tutte le sue vesti: basti pensare alle ultime uscite dei vari Animal Collective, Architecture in Helsinki, Caribou, Of Montreal e Deerhoof (ma la lista potrebbe allungarsi a dismisura) tutte targate 2007. Ma questa prolificità è davvero un bene ? Sicuramente abbiamo visto lavori ben pensati e riusciti, ma per ognuno di questi c’è una miriade di altri gruppi che sembra non avere particolari ispirazioni ed incede per inerzia, sfruttando canoni e sonorità ormai rimaneggiate in ogni modo possibile. Che questa scena cosiddetta “alternative” si stia adagiando su se stessa, di conseguenza contraddicendosi ?

I Múm sono un ottimo esempio di questa tendenza : arrivati a buonissimi risultati nel 2002 con l’ottimo Finally We Are No One, in cui davano sfoggio di grande personalità e tecnica con un glitch pop che strizzava l’occhio alle atmosfere malinconiche e sognanti dei migliori Sigur Ros, senza però dare mai l’impressione di prendere eccessivi spunti da alcunchè. Nel 2004 è arrivato quelli che molti considerano il primo passo falso della band islandese : Summer Make Good, album sicuramente meno ispirato del precedente, ma che comunque conservava alcuni interessantissimi tratti dello stile che erano riusciti a coniare.

Ed eccoci arrivati ad oggi con Go Go Smear The Poison Ivy. Fin dal brano d’apertura Blessed Brambles si stenta a riconoscere il gruppo in mezzo ad una miriade di campionamenti sonori che conferiscono un tono giocoso e spensierato alla traccia. Nulla di deplorevole, ma allora cos’è che fa storcere il naso ? Presto detto, i  Múm sembrano aver abbandonato il loro percorso per virare verso territori già ben consolidati da altri (i primi che vengono in mente sono i sovracitati Architecture in Helsinki) ; dello stile e della personalità di Orvar Smarason e compagni non rimangono che vaghi ricordi.E le cose si ripetono, o meglio si accentuano con il procedere dei pezzi, fra alti (Moon Pools, Dancing Behing My Eyelids, Giulty Rocks) e bassi (They Made Frogs…, These Eyes Are Berries, I Was Her Horse).

C’è da dire che la band ha cambiato gran parte della sua line up e qualche mutamento era inevitabile, ma i due membri fondatori sono sempre a capo del progetto e perciò questo processo di uniformazione agli standard dell’indie/avant-pop che va per la maggiore in questo periodo dispiace e spiazza.

Sia ben chiaro: non ci troviamo di fronte ad un buco nell’acqua, ma Go Go Smear The Poison Ivy rimane un lavoro a tratti anonimo e troppo nella media per chi ci aveva abituati a ben altri risultati.

Una (poco riuscita) ricerca di nuove strade o un semplice “adagiarsi nella bambagia” ? Aspettiamo speranzosi il prossimo album per avere la risposta.

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 3 voti.
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