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R Recensione

7/10

Smith Westerns

Soft Will

Rimossa l’irruenza adolescenziale più ortodossa e festaiola (<<we don't want to be a party band>>) del sophomoreDye It Blonde”, gli Smith Westerns, con “Soft Will” (Mom+ Pop), aumentano (proprio per questo) il tasso qualitativo della loro proposta.  

Meno impetuoso, diversamente definito in senso estetico, permeato da una cura per i dettagli (<<For Soft Will, it was just about making an album in the studio with an ample amount of time, getting the songs really honed, which was something we weren't able to do on the first records>>) e una pulizia sconosciuta fino ad ora, il sound del terzetto dell'Illnois si declina, nei fatti, in una gestalt pop ovattata, pervasa da umori dreamy (nell’anthem sixties-indie pop, rinfrancante, di una celestiale “3am Spiritual” - tra le effusioni melodiche in slancio delle tastiere, quel suo stacco, in coda, molto GirlsFSHG”), andamenti folk pop (in riverbero), inaspriti (come in passato) da una chitarra rock (americana: ancora, Chet "JR" White) che oggi, però, viene tenuta con accortezza a bada (come nel sincopato di una “Only Natural” dal cantato, quello di Cullen Omori, dal soffuso flavour Animal Collective; tra i rimandi oasisiani, raccolti in vesti psych pop/rock d'epoca, di “White Oath”; nei solchi del theme di “Best Friend” - incorporato Bradford Cox, in certe traiettorie espressive del leader).

Si espongono alcune movenze jangly/guitar pop a fuoco (splendido il tiro ciclico di “Glossed” – qualcosa dei Violens; "Cheer Up"), capatine sempre più appropriate nel rock ’60s e rese da roboante epicità sottopelle ‘70s (lo psych strumentale di "XXIII"; il crescendo di "Cheer Up"); in questo senso, le vesti (garage)glamindie rock, così come quelle fisiologicamente (dato il contesto, la scena, l’età) sfatte (Girls - una delle loro prime, non a caso, infatuazioni), si fanno (fortunatamente) meno rilevanti nell’economia estetica degli SW - benché non scompaiano del tutto.

Se è vero che il sound di "Soft Will" (prodotto da Chris Coady: Beach House, TV on the Radio, Yeah Yeah Yeahs), derivativo e revivalistico senza sconti, mostri qui una compattezza (e coesione: nella, seppur relativa, maggior eterogeneità delle composizioni) spiccata rispetto al passato, alcune cose, tra cui le più contrastanti dal precedente corso, si elevano altresì di netto sul resto; in questo senso, “Idol” (un comprimersi, nei riverberi, pop; a sfiorare vette altissime),"Varsity" (il mood cromatico del synth, compromesso tra impellenza indie pop/rock e svolazzi electro pop anni 0 in scia MGMT - The Naked and FamousM83, ma su stuolo molto meno hi-fi e sì diffuso) e "Fool Proof" (perfetta tanto negli incastri tra tastiere '70s, scie riverberanti e pattern ritmici, quanto nell'ardente progressione nostalgica della chitarra conclusiva - da magone istantaneo, senza esagerare) si candidano già tra i pezzi da portarsi dietro di questo 2013.

Pur nelle ombre ancora presenti, bel passo avanti per gli Smith Westerns.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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motek 5,5/10

C Commenti

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target (ha votato 7,5 questo disco) alle 10:43 del 28 agosto 2013 ha scritto:

Me lo sto ascoltando ininterrottamente da mesi, in modo del tutto inaspettato perché i dischi precedenti non mi avevano detto granché (d'altronde erano davvero ragazzini). Ma qua si sono messi a fuoco. Una scrittura pop diretta, e poi negli arrangiamenti luccicanti qualche svisatina psych. Ma, insomma, conta che ci sono pezzi che non stancano mai ("Fool proof" - spettacolo -, "Idol", "Best Friend", "Varsity"), e, alle mie orecchie, nessuna vera caduta.