V Video

R Recensione

7/10

Still Corners

Strange Pleasures

A due anni dall’esordio, quel “Creatures of an Hour” di scarno dream pop pervaso dark wave (tutto sospiri, beat ‘80s ed esoterismo gotico; istantanee da gestalt granulosa, alcune melodie incantevoli), la direzione intrapresa dai londinesi Still Corners, col sophomoreStrange Pleasures”, si concretizza in un pop da impostazione sì dreamy, sospesa, ma settata a più alta risoluzione, stratificata da estetiche dalle sature tinte '80s. Affrancandosi, al contempo (poi non del tutto), da quel filone più trascendentale del dream pop di inizio secondo decennio (Boy Friend, Sleep ∞ Over, Memoryhouse) che li ha visti, in alcuni aspetti, protagonisti.

Nelle rese di ieri e di oggi, gli Still Corners ricordano qualcosa, di minore si è detto, dei Beach House. Prima di tutto, in comune tra loro c’è un'etichetta, un brand come Sub Pop; così come l’essere coppia, al pari della band di Baltimora. Nei fatti, suggeriscono l'analogia le circolarità strutturali e melodiche, o la pervasività vocale (non per stile canoro di Legrand, non per profondità e robustezza timbrica; sì nelle traiettorie sospiranti) di Tessa Murray. Specie “Beginning to Blue”, non di meno “Future Age” (con quel tocco Julia Holter meets Taken By Trees, e le scie glo à la Memory Tapes prima mano), l’on the road notturno (acustica ed elettrica, su loop di synth lucente) di “The Trip” e “Fireflies” appaiono le più rappresentative, in questo senso.

Funziona anche il riposizionarsi, si diceva, su bordi scenici di certo synth ‘80s: lo dimostrano le ricorsività so Drive di “Berlin Lovers” (masterpiece di concretezza estetica, instant classic folgorante: già tra i brani dell'anno), il tocco electro cromatico (Chromatics, appunto) di “Midnight Drive” e “Beatcity” (ritmica minima serratissima e incursioni tribali, tonfi e stridii e beep, armonie vocali, robustezza del groove e lo scintillare di synth: equilibrio ottimo; ancora "Kill for Love" nei solchi).

L'insonne avanzare di "I Can't Sleep" e lo splendido tratteggio chitarristico di "All I Know" (Greg Hughes, la mente creativa del duo) portano a compimento una prima parte catartica; l'ambient dream-folk di "Going Back to Strange", così come i vuoti (dissonanti con le stratificazioni del disco) di "We Killed the Moonlight" paiono gli episodi meno allineati col resto del lavoro - non meno che interessanti singolarmente, ad ogni modo.

Sorprende, non poco, che le traiettorie si siano moltiplicate rispetto all'esordio; da oggi, gli Still Corners scelgano, tra le tante, la direzione più concreta. Al momento, non poco, "Strange Pleasures" si mostra come un disco (sì con una coerenza interna ancora da raggiungere, ma) di veri gioielli pop.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 10 voti.
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mavri 8/10
brian 7/10
plaster 7,5/10
target 8/10
Cas 7/10
REBBY 8/10

C Commenti

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target (ha votato 8 questo disco) alle 14:56 del primo maggio 2013 ha scritto:

Primo ascolto, e già l'impressione che ci sia dentro roba molto buona. Sembra proprio che le ultime uscite di Beach House e Chromatics ci abbiano lasciato germi a iosa (che bella, per dire, "Midnight Drive", killforlovissima). Lo stile dei primi Still Corners (quelli dell'ep con il quale li si era segnalati qua su sdm tre anni fa) è piuttosto distante, ormai, eppure non si può dire che la band sia cambiata. Diciamo che ha seguito bene la direzione del dream pop. Band finalizzatrice, insomma. Butta dentro gli assist degli altri, ma insacca con un'eleganza e una classe che pochi altri hanno. E quindi merita di stare coi migliori, ormai. Mauro ineccepibile commentatore! Il voto sarà alto.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 20:21 del primo maggio 2013 ha scritto:

Io credo di preferirlo anche all'esordio (sulla lunga distanza). Lì, accanto a quelle quattro, cinque gemme, c'erano alcuni brani che scorrevano via, smarriti e un po' incolori (per riprendere la metafora chromatica). Qui è tutto più organizzato e più centrato, non tanto nella scrittura, quanto nelle direzione globale intrapresa. E poi mi piace la concretezza - da viaggio notturno metropolitano - "Drive"? Sì) raggiunta, che ha preso il posto di quell'atmosfera vagamente fantasy horror del precedente lavoro e che non mi convinceva pienamente. "Berlin Lovers" - instant classic, esatto, e bellissimo il video -, posta strategicamente quasi nel mezzo, con quei synth che fanno tanto Grimes, è solo corpo e inquietudine adolescenziale. "Beginning to Blue" fu amore al primo ascolto e rimane tale, con quelle sue aperture di psichedelia siderale. E poi ancora la sensualità quasi tribale di "Beatcity", il sapore eighties retro-decadente, un po' pet shopboysiano, di "Midnight Drive", l'elettronica orientaleggiante di "Fireflies", la deriva acustica di "The Trip" che aggiorna la lezione dei Mazzy Star... Insomma, ci sto vergognosamente dentro

Bravo Mauro, sintesi perfetta! In completa sintonia con quanto scrivi. Sarò solo un pizzico più generoso nel voto

PS. Che video avevi postato? Io visualizzo solo "Berlin Lovers"...

hiperwlt, autore, alle 9:01 del 2 maggio 2013 ha scritto:

proprio vero (beach house, anche nell'esordio; chromatics, soprattutto). e il taglio cinematografico (qui condensato; in "kill for love" soprattutto esteso) è molto ben espresso. ed è tutto molto più centrato (anche la resa dark wave: non più esposta, ma inglobata nelle trame dream/synth pop) rispetto all'esordio, sì; sebbene, come da chiusura, lascino più di una strada aperta secondo me. quindi il margine di compattezza/coerenza è ancora migliorabile. sul voto: inizialmente ho optato per un 7,5; alla luce di ulteriori ascolti mi spiace non averlo confermato. ad ogni modo, dallo scritto, si capirà quanto sia entusiasta del disco, in particolare di due-tre brani ("berlin lovers"!!! concorde sul video)

Salvo: se non ricordo male "beginning to blue" e "midnight drive"

FrancescoB alle 10:24 del 2 maggio 2013 ha scritto:

Non siamo nei miei territori di caccia preferiti (i Beach House non li reggo proprio, per dire), ma devo dare credito alla notevole recensione di Mauro, e quindi concedere una chance alla band. Non sia mai che questa volta scocchi la scintilla.

mavri (ha votato 8 questo disco) alle 12:51 del 2 maggio 2013 ha scritto:

Disco a tratti esaltante. Sarà che sono innamorato dei Chromatics... Probabilmente non possiede lo stesso fascino di Kill For Love ma risulta forse più compatto. Effettivamente un 7 strettino ma ci pensiamo noi ad aggiustare il tiro...

brian (ha votato 7 questo disco) alle 11:18 del 14 maggio 2013 ha scritto:

Bello anche se troppo spesso eccedono in sbrodolamenti. L'equilibrio del recensore in fase di giudizio e voto è esemplare. Inutile gridare "al lupo" quando si tratta solo di un bel cagnone.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 10:38 del 2 settembre 2013 ha scritto:

Ok, facciamo finta che non sia ancora finita...

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 12:52 del 12 novembre 2013 ha scritto:

Dei Cocteau twins synth-pop e cinematici? Forse è troppo. In ogni caso gli Still corners sfornano un altro bel disco, questa volta a metà tra gli ultimi Beach house e Chromatics (ma con la voce di Tessa, qui meno trattata rispetto all'esordio), tra il dream-pop e il synth-pop appunto.

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 11:44 del 14 novembre 2013 ha scritto:

dici bene Rebby: in pezzi come la bellissima Beginning to Blue sembra proprio di sentire una Frazer in veste inde-pop... tanti ottimi pezzi qui dentro, bravo Mauro per la recensione azzeccatissima!

ed è anche curioso continuare a sentire pezzi "alla Drive": quel film ha imposto un suono tutto suo...

Jacopo Santoro (ha votato 8 questo disco) alle 18:24 del 9 dicembre 2013 ha scritto:

Riprendendo in mano gli ascolti trascurati dell'anno, c'è questo. Ed è un bel disco.

Jacopo Santoro (ha votato 8 questo disco) alle 0:24 del 13 dicembre 2013 ha scritto:

'Fireflies' tra i pezzi dell'anno.