The Clientele
God Save The Clientele
Arriva il fantasma, e dopo pochi secondi ti ritrovi di nuovo adagiato nel regno vellutato dei Clientele. Terzo disco, e terzo giro dalle parti di un dream pop splendidamente imbastito, lussureggiante e soffice come il primo sole primaverile, che rimane perlopiù pigro e sonnacchioso ma non ha paura di concedersi affondi melodici e crescendo atmosferici.
La tavolozza sonora usata dal gruppo è variopinta ma le tinte usate sono facilmente riconoscibili: c’è la Los Angelesfolk-pop-psichedelica tutta e crescono rigogliosi i frutti della discografia dei Byrds e dei Buffalo Springfield più mansueti e placidi, ma sbuca qua e là anche la testa matta di Arthur Lee dei Love, negli sbocchi melodici più ricercati e originali.
Soprattutto, si staglia nitida l’ombra dei Galaxie 500, gruppo di cui i Clientele costituiscono per molti versi la controparte per il nuovo millennio, e si scorgono appresso quelle di Felt e La’s.
Un pop adulto e raffinato, non sempre immediato, che trova in questo God Save The Clientele la sua quadratura defintiva: senza tradire le premesse di partenza MacLean e compagnia si presentano alla prova del dtd (difficile terzo disco) carichi di ispirazione e di idee, regalandoci alcune delle più fulgide gemme pop della loro carriera: giri d’accordi che sembrano sbucati da un manuale di pop anni’60 (These Days Nothing But Sunshine, Somebody Changed), traiettorie inafferrabili degne di Forever Changes (Carnival On 7th Street), passeggiate dalle parti di Lennon e Procol Harum (Isn’t Life Strange) e sontuoso pop cameristico (From Brighton Beach to Santa Monica).
Se a mischiare un po’ le carte in tavola provvedono l’apertura al groove anni ’70 di Bookshop Casanova e l’inaspettato boogie psichedelico di The Garden At Night, a riscaldare i cuori ci pensa il country pop in punta di piedi di No Dreams Last Night, punta di diamante di un disco che ci restituisce un gruppo in gran forma, all’apice (forse) della sua parabola creativa: una piccola ma fulgida gemma incastonata nelle pieghe più nascoste dello sconfinato panorama indie pop britannico.
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