The Shins
Wincing The Night Away
Sono il gruppo indie del momento e su questo non ci piove: un milione di copie vendute con i due precedenti lavori Oh Inverted World (2001) e Chutes To Narrow (2003), la collaborazione di un “super major” della produzione come Joe Chiccarelli (Beck, Brian Wilson, U2), la lunga attesa e i rinvii (la pubblicazione era prevista per ottobre 2006).
L’uscita di Wincing The Night Away ha sicuramente alzato la temperatura corporea di James Mercer e soci, che a tre anni dal boom commerciale scatenato dalla partecipazione alla colonna sonora di “La Mia Vita a Garden State” (grande successo di pubblico negli States) si ritrovano a dover giustificare le fortune del recente passato con un album che “scotta”.
Non sorprende quindi che il gruppo si approcci con una certa prudenza a questo nuovo lavoro fin dal primo pezzo (Sleeping Lessons) e che poi rimangano sugli stessi binari per tutti e gli undici brani senza mai virare verso slanci melodici eccessivi e curando con forte padronanza (a tratti eccessiva) gli arrangiamenti. Non un album immediato e questo ce lo potevamo aspettare: ciò che era difficile aspettarsi è la mancanza di un vero singolo, e non è un caso che sia stato scelto un brano come Phantom Limb, il più legato alle precedenti uscite, come anteprima del disco.
Ascoltarlo e riascoltarlo allora, senza aspettarsi una ballata acustica alla New Slang o un inizio alla Kissing The Lipless, e poco alla volta si scoprirà come i richiami british (Echo & The Bunnymen) di Sea Legs non sono poi così pedanti come sembravano al primo ascolto, che le sonorità eteree di Red Rabbits non si discostano affatto dai richiami sixties (Beach Boys) tanto amati nei due dischi precedenti, e che il ritornello di Australia dopo due o tre ascolti non te lo levi dalla testa così facilmente.
Ad alcuni Wincing The Night Away sembrerà troppo pretenzioso e stucchevole, ma a volte è inevitabile che si punti in alto quando si hanno i mezzi per farlo. Gli Shins ci hanno provato e ci regalano un album non facile e più oscuro rispetto ai precedenti, ma che alla fine lascia dietro di sé la solita traccia di atmosfere particolari ed inebrianti e la voglia di tornarvi sopra ripetutamente per risolverne i chiaroscuri.
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