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R Recensione

5/10

Tilly and the Wall

Heavy Mood

A distanza di qualche anno si delinea un po’ meglio quello che è stato l’indie pop anni zero nella sua declinazione più vulgata, e i primi dischi dei Tilly and the Wall direi che lo incarnano a meraviglia: caciara weird, fricchettaggini in libertà, Flaming Lips popular sotto coriandoli a pioggia, e qualche ammicco a quel folk ubriaco e corale che nel frattempo furoreggiava. Con I’m From Barcelona, Architecture in Helsinki, Los Campesinos! il quintetto di Omaha ha offerto le cose migliori (bellissimo, almeno, il debutto “Wild Like Children” del 2004, pieno di piccole gioie come "Reckless"), e anche negli anni successivi ha continuato a pubblicare album onesti, resi unici dall’uso del tip-tap come principale molla ritmica.

Comprensibile che al quarto lavoro, a ben quattro anni dal più recente “O”, i Tilly abbiano cercato soluzioni diverse, smarcandosi in particolare dal loro marchio di fabbrica. Tip-tapping ne rimane, sullo sfondo, ma sopra si incidono inedite graffiate di chitarra, bassi distorti, interpretazioni vocali più aggressive, interpolazioni electro sguaiate. Riot grrrls, giustappunto, come il singolo dichiara a mo’ di manifesto (“Love Riot”), e come un po’ tutto il disco mette in pratica, quasi mai in modo convincente. I party sono gratuitamente animaleschi (“Heavy Mood”, "Defenders"), lo spirito festaiolo si volgarizza in iper-produzioni grossolane (“Thicker Than Thieves”), e di solarità genuina ne rimane poca (la patina twee aggiornata di “All Kinds of Guns”), tanto che pure i pezzi in linea col vecchio materiale fanno esplodere fuochi d’artificio un po’ mosci (“Static Expressions”). Banalissime le ballate (“I Believe In You”).

Il primo vero buco nell’acqua nella discografia dei Tilly and the Wall non invita alla loro riscoperta, ed è un peccato. C’era un tempo (l’Omaha dell’età dell’oro: i Tilly furono lanciati da un Conor Oberst iperattivo e Re-Mida ben diverso da quello fiacco di oggi) in cui l’indie pop migliore si colorava delle loro vernici. Ora non è un caso se solo nella nostalgia dura (“Hey Rainbow”) rimane qualche traccia di grandezza.

V Voti

Voto degli utenti: 4/10 in media su 1 voto.
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