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7/10

Veronica Falls

Veronica Falls

“Giovani carini e disoccupati” era il titolo di un film dei primi anni novanta con Winona Ryder, Ben Stiller ed Ethan Hawke. Oggi, oltre che la funesta previsione sul futuro di molti nostri coetanei e succedanei itagliani (se sei carino/a, ma proprio carino/a carino/a, al massimo ti guadagni qualche amicizia su facebook o un “bunga bunga” per arrotondare), potrebbe essere la definizione più calzante per questo gruppo inglese dal nome seducente: Veronica Falls. O almeno lo era, fino a qualche tempo. Nel senso: i quattro londinesi “giovani e carini” lo sono ancora, perlomeno le due fanciulle Roxanne (Clifford: già con Royal We e Sexy Kids) alla voce e Marion al basso, ma “disoccupati”, beati loro, non più. Dal momento che, dopo due anni di abboccamenti e molte chiacchiere (favorevoli) su myspace, bandcamp, last fm et similia, ma pochi fatti, hanno finalmente pubblicato il tanto sospirato primo album che raccoglie i pezzi già noti sul web e ne aggiunge altri di suoi.

La butto là: i Veronica Falls potrebbero essere gli eredi dei Vaselines. O i loro fratellini e sorelline minori, dato che questi ultimi sono prepotentemente tornati in pista giusto l’anno passato. Con il redivivo duo allargato di Glasgow, i Nostri hanno diverse cose in comune: quell’esilità insieme malinconica e scanzonata, innanzitutto, quel modo di usare raddoppi maschili su voce femminile e coronare il tutto con coretti e refrain insinuanti. O volendo essere più specifici, sul piano della nomenclatura rock: per quel loro suonare post-punk brumoso - molto anni 80, “This is England” e “Grazie, Signora Thatcher” - in una spudorata declinazione pop, per il loro porsi fra twee anglo-scozzese e indie-rock americano, fra Pastels e soci e i sempiterni (tutte le strade alternative prima o poi portano là) Velvet Underground.

Grazie a melodie gradevoli e solleticanti, ricamate su un impianto veloce, sparato, essenzialmente chitarristico che alterna staccati taglienti e percussivi a fraseggi jingle-jangle più distesi e sospesi. Sempre revisionista ma personale, nella fattispecie, è la loro predilezione per certo 60s pop e garage-beat e le sfumature adolescenziali quasi dark e mistery schermite però con piglio ironico - da lettori di fumetti “al femminile” e “d’essai” come “Evil Eye” o “Judy Drodd” di Richard Sala - che si trovano qua e là nei testi. L’insieme suona decisamente omogeneo e scattante, volendo un po’ ripetitivo, sul finire della scaletta, ma compensa qualche eccesso di carineria da indi-cocchi di mamma critica britannica con una discreta dose di freschezza e d’impressionismo giovanile. Trainati da singoli di sicuro fascino ed immediatezza come “I Found Love In A Graveyard”, “Bad Feelings” (con quel twang inziale quasi surf), “The Box” e “All Eyes On You” (fra gli intrecci vocali/corali più leggeri e riusciti), con la voce della Clifford ora svenevole, ora squillante come l’amichetta del cuore depresso-ironica che ti fa sorridere e riflettere, brani incalzanti e tirati (“Come On Over”, “Beachy Head”, “The Fountain”) si alternano a passaggi più rilassati e distensivi come la fanciullesca “Stephen” e l’omonima e title-track, forse l’episodio più folkish e twee dell’intero lotto. 

In cima alle cascate Veronica prova il gran salto. Ma non preoccupatevi, è solo per scherzo: per vedere l’effetto che fa. L’impressione, però, è che più d’uno sarà lì a guardarla col fiato sospeso e il naso all’insù. Sempre giovani, ma con diverse canzoni carine e occupati a suonarle in giro in compagnia di gente come Dum Dum Girls o Pains Of Being Pure At Heart.

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C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 9:58 del 30 settembre 2011 ha scritto:

Disco piacevole. D'accordo con Simone che verso la fine della scaletta hai l'impressione che il disco sia andato in loop ricominciando dall'inizio, ma tutto sommato chissene. Se l'alternativa era rinunciare ai pezzi già pubblicati nei 45, molto meglio così. Ottima la sequenza di jangle-pop venato dark dei pezzi 3-4-5. E ottimo Simò!

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 23:35 del 3 ottobre 2011 ha scritto:

Beachy Head la mia favorita per ora con quel sound così retrò da primi '80 fra Martha and the Muffins e Young Marble Giants... ma anche il resto piace e convince. Bel colpo Simone!!!

tarantula (ha votato 5 questo disco) alle 20:16 del 4 ottobre 2011 ha scritto:

L'inizio è folgorante con una melodia quasi wave con la giusta grinta ma già durante questo brano, a volte perdono la strada. Il canovaccio si ripete più volte: alcuni brani partono con una melodia strepitosa ma poi si annacquano (oltra la già citata 'Foubnd love in a graveyard', 'Bad feeling', 'Beachy head', 'The box').

Insomma, hanno buone intuizioni ma non riescono a metterle in pratica per bene.

Matureranno?

rael (ha votato 7 questo disco) alle 9:52 del 6 ottobre 2011 ha scritto:

niente di memorabile ma piacevolissimo_'

REBBY alle 8:30 del 25 novembre 2011 ha scritto:

Carini loro e carino anche il disco. Il top, per me, lo raggiungono col primo brano (il singolo rivisitato Found love in a graveyard).Si Tarantula, io credo che matureranno. La bella rece spiega davvero bene quest'album.

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 8:54 del 25 novembre 2011 ha scritto:

gruppettino piccino picciò

uguale ad altri gruppettini piccini picciò. inutili

REBBY alle 11:55 del 25 novembre 2011 ha scritto:

Gesù piccino picciò...

Tu che conosci la stazione

e tutti quelli che ci vanno a dormire,

fagli avere un giorno l'occasione

di potere anche loro partire.