Viola Beach
Viola Beach
Lastro nascente dei Viola Beach è collassato ancor prima di potersi godere qualche raggio della propria luce riflessa (si pensi alla notevole scalata delle classifiche britanniche): nel febbraio 2016, cinque mesi prima delluscita dellalbum postumo, i quattro membri della band sono infatti rimasti vittime di un terribile incidente automobilistico -precipitati da un ponte alto venticinque metri- nel corso del loro tour svedese. Dopodiché il lancio dei primi singoli e dellalbum omonimo, il tutto nel segno dellassenza.
Viola Beach è una raccolta di guitar pop solare ed ingenuo, un tributo che ci regala listantanea di una band immersa nel clima nu-baggy di band come Peace, Sulk e Swim Deep. Chitarre tropicali, ritmi in levare, leggerezza indiepop, songwriting che trasuda una naturalezza nella scrittura che chissà cosa sarebbe potuta diventare. Nello scatto i Viola Beach appaiono frizzanti ed estivi (si prenda una Really Wanna Call, tutta un fremito di pop danzereccio e balearico, o lafro pop in stile Vampire Weekend di Like a Fool), energici e graffianti (lo stomp di Get to Dancing, qui nella sua versione live per la BBC), madidi di sudori baggy (Swings and Waterslides), o ancora sommessi e malinconici (Call You Up, scandita con spiccato accento northern).
Ci sono le canzoni, ci sono le chitarre protagoniste che ricamano e si lanciano in dialoghi giocosi, cè una cristallina ingenuità che ammanta una scaletta per forza di cose incompiuta e, in qualche modo, non programmata. Una bozza che, se i Viola Beach fossero ancora qui, non esiteremmo a descrivere come foriera di buone speranze per il futuro della band. E invece no. Che sfiga, la vita, vero?
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