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R Recensione

7/10

Twerps

Range Anxiety

Sono una di quelle band che hanno bisogno di carburare, gli australiani Twerps, attivi dal 2008 ma solo ora, con il loro secondo album, “Range Anxiety”, arrivati a quella che sembra la loro maturità. Il che significa, soprattutto, capacità di inserire in un quadro di influenze abbastanza evidenti (e mai negate, The Go-Betweens in testa) una cifra personale, qua data dai call & response un po’ ubriachi tra Martin Frawley e Julia McFarlane e da un gusto melodico di semplice schiettezza, in un contesto di jangle pop svaccato e pieno di colori, come dei Real Estate ancora non del tutto immalinconiti e fattisi adulti (sentire “New Moves” o la cavalcata di “Simple Feelings” per credere), o un Mac DeMarco meno egotico.

I picchi sono pezzi di splendida immediatezza, a partire dalle cascate indie pop post-hangover di “Back To You” o dalle chitarre neghittose che dondolano, assieme a un organetto, “Love at First Sight”. Il crescendo alt-rock di “I Don’t Mind” mostra bene le ascendenze anni ’90 dei Twerps, e pavementismi  (ma anche spettri di R.E.M. o Yo La Tengo) sono in effetti sparsi qua e là, mentre i pezzi affidati alla voce femminile rimandano all’area Vivian Girls e Best Coast più twee (”Stranger”, “Adrenaline”). C’è forse qualcosa da sfrondare, nel complesso dei 13 pezzi, ma il disco fila con gusto, su intrecci di chitarre lavorati sopra tinte calde e ritmi mai stantii che ne fanno una chicca estiva capitata per caso nel pieno dell’inverno.

Disco da godersi, nella speranza che ai Twerps non venga voglia di rendere le cose inutilmente più complesse nel futuro. Così, diretti e lineari, e ben lontani dall’ansia del titolo, ci vanno benissimo.

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