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R Recensione

7/10

The Raveonettes

Raven In The Grave

Non ci vuole molto a capire che il quinto disco dei Raveonettes è il loro più scuro: titolo e copertina in pendant parlano da sé. Ci vogliono invece un po’ di ascolti per rendersi conto che è anche, assieme a “Lust Lust Lust” (2007), il loro album migliore. Accantonate le sfumature più caramellose dello scorso “In And Out Of Control” (2009), il duo danese vira su tonalità dark e strutture quasi sformate, senza l’assillo dell’hook memorabile, anzi, per lo più schivandolo, e preferendo che riff al solito ultra-distorti e arpeggi a vortice dettino i temi delle canzoni.

C’è meno immediatezza, insomma, e, grazie al cantato meno invasivo, spazi più larghi, nei quali le onde del feedback possono estendersi, penetrare in fondo. “War In Heaven”, che è l’apice del disco e uno dei pezzi top della discografia dei Raveonettes, tra questi vuoti si costruisce, nerissima, salvo poi impennarsi grazie alle tastiere (very dark wave) in muri di suono color pece. Pochissime parole, e molto tormento emo, esattamente come in “Evil Seeds”, dove tutto si distorce (il basso, sopra tutto) e incattivisce, col torvo riff desertic blues trovato da Sune Rose Wagner a guidare per desolatissime lande. Noise pop per becchini.

Dove il disco si trova in linea con i suoni dannati di questi pezzi, convince sempre, dagli umidori electro di “Apparitions” al post punk svisato Pains of Being Pure at Heart di “Ignite”, e pure le ballate sono più da fine del mondo che da pomicio: notevole “Summer Moon”, dove ben si coglie come i Raveonettes abbiano imparato a far sentire anche i silenzi, e non solo i riverberi (la ninna-nanna fuzz di “Let Me On Out”, poi, ribilancia gli equilibri). Non che Wagner e Foo si sputtanino dove cercano il pezzo catchy, ma sembrano fuori contesto rispetto al clima del disco (vd. lo sdilinquimento Jesus and Mary Chain di “Forget That You’re Young”). Eppure la cavalcata shoegaze pop di “Recharge & Revolt” è ascoltabile in loop mille volte, mentre i ¾ rétro di “My Time’s Up” chiudono in romanticheria.

I Raveonettes, in dieci anni, zitti zitti (ma neanche tanto), si sono costruiti una discografia di tutto rispetto. Su antologia, ne uscirebbero belli sicuri tra i migliori nel loro (intasatissimo) genere. E, per di più, sono tra i pochi che sembrano ancora avere qualcosa da dire.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 8 voti.
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C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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fabfabfab alle 15:05 del 9 aprile 2011 ha scritto:

Io li ho persi dopo "Chain Gang of Love", che secondo me era un gran bel disco. Ricomincio da qui, mi sa...

Charisteas (ha votato 8 questo disco) alle 18:10 del 12 aprile 2011 ha scritto:

Davvero bello, non conoscevo molto di loro e mi hanno colpito! Gran trio di inizio anno Chapel Club - Pains - Raveonettes!

AndreaDeToma (ha votato 8 questo disco) alle 14:18 del 24 aprile 2011 ha scritto:

secondo me questo è un grande album. Molto sottovalutato.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 7,5 questo disco) alle 8:53 del 16 luglio 2021 ha scritto:

Sperimentato da poco e su pochi ascolti ... atmosfere d'altri tempi rivedute e corrette, consolatrici mentre sei alla guida con contorno di calura estiva maggiorata e voglia di birra in bicchiere appannato.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:37 del 22 luglio 2021 ha scritto:

Chi mi spiega perchè dopo un po' molti dei video postati, inizialmente liberi e disponibili, vengono MILANdetti e vietati ai musicofili di tutte le età?

zagor alle 2:16 del 26 luglio 2021 ha scritto:

la dura legge dell'INTERnet...