Vivian Girls

Share the Joy

Il punto sulle Vivian Girls. Terzo disco in quattro anni: il primo più simile a un mini-album e caduto nel momento giusto, noise C86 punk lo-fi quando ci voleva, il secondo più maturo e vario, a mostrare una stoffa pop a livello compositivo che la scarsa tecnica imbroglia puntualmente in sede live. Ora le ragazze (Cassie Ramone, chitarra e voce; Kickball Katy, basso) cambiano batterista per la terza volta (Fiona Campbell) e mescolano un po’ le carte, tentando qualche esplorazione curiosa e migliorando la fedeltà del suono.

Al terzo disco, d’altronde, c’era da giurare che non ci sarebbero arrivate, e invece cose da dire ne hanno ancora e buoni pezzi continuano a scriverne. Possono così aprire il disco con un brano di sei minuti e mezzo (“The Other Girls”), dilungato da un ipnotico assolo della Ramone che mostra inediti svolazzi psych. Possono, ancora, rivelare un lato ironico, twee da girl group anni ‘60 davvero, nel call & response sbarazzino di “Take It As It Comes”.

Possono, in generale, dimostrarsi superiori a qualsiasi Best Coast e Dum Dum Girls quando recuperano le stilettate ruvide del debutto (“Lake House”, “Death”) o quando disegnano deserti da America profonda su accordi in minore, distorsioni scazzate e cori sabbiosi (“I Heard You Say”). Meglio, in ogni caso, dove sono perdute, quasi psych-rock (“Sixteen Ways”), o semplicemente indie senza speranze, no hope girls (“Try To Pretend”, “Vanishing of Time”), rispetto ai momenti in cui giocano su un terreno noise pop estivo e cantabile (“Dance (If You Wanna)”): qua continuano a sembrare fuori posto, come ha dimostrato il progetto parallelo invero poverello di Kickball Katy (La Sera), che proprio quel lato yè-yè approfondiva.

Minore rispetto ai due precedenti, ma neanche di tanto, “Share the Joy” suggerisce che su queste ragazze il punto è meglio non farlo, se non dicendo che del lotto da cui sono uscite rimangono le migliori. Take them as they come, ecco.