Tindersticks
Falling Down A Mountain
Non ci sono più i Tindersticks di una volta. Perché sprecarci sopra una recensione, dunque, quando la saggezza popolare ci permette si sintetizzarne comodamente il senso in una sola frase? No, vabbè, si scherza ovviamente: perché parlare del gruppo di Nottingham non è mai tempo sprecato, non foss’altro per una questione di stile e di riconoscenza verso ciò che ha saputo darci negli anni 90, in termini di bellezza, originalità, auscultazione emotiva e musicale. Un gruppo unico, inestimabile erano, i Tindersticks di I e II: sonnambulici, evocativi, morfinosi, in bilico fra brit-pop orchestrale e soulful e alt-rock tranciante e reiterato, autori di un pop noir, notturno, nebbioso, insonne, a tratti sinfonico e cinematico, a tratti così intimo e confidenziale da farti sentire una specie di spia nella casa dell’amore (o della sua assenza), come diceva Jim Morrison.
Un flusso di ricordi e di belle sensazioni che fai fatica ad interrompere ma devi, perché è dei Tindersticks di oggi, del disco nuovo in uscita a giorni, che ci siamo presi l’impegno di darvi un’idea. E, come si diceva , i Tindersticks di oggi non sono più quelli di una volta, i Tindersticks del 2010 non sono quelli del 1993. Il tempo, con loro, è stato clemente fino ad un certo punto. D’altronde vent’anni della stessa musica sono tanti, forse troppi, per chiunque. Di quei Tindersticks, riformatisi intorno al nucleo storico e creativo composto dal cantante Stuart A. Staples, col suo timbro dolente, trasognato, soliloquiante, dal chitarrista Neil Fraser e dal pianista e tastierista David Boulter,gli anni trascorsi hanno lentamente dilavato e corroso i grandiosi arrangiamenti, barocchi e funerei, degli archi, un tempo pietra filosofale del loro sound, ora, dopo la dipartita dell’insostituibile Hinchcliffe nel 2006, confinati sullo sfondo, elemento decorativo fra gli altri.
Quel che ne resta in Falling Down A Mountain è un pop-rock di elegantissima e sofisticata fattura, dandy e aristocratico quanto basta, ma avido di tuffi al cuore o di sorprese di qualsivoglia genere. E dire che la bella title track, in apertura, con la sua andatura funk-jazz (suggerita forse dal nuovo batterista, il prestigioso Earl Harvin) diluita su scala ambientale, ci prova davvero ad alzare un po’ il tiro. Ma resta un episodio isolato. Il resto è pop pianistico retrò e atmosferico che ammicca a Scott Walker (Keep You Beautiful) o Bacharach (Peanuts), torch song lepide e classiche (Factory Girls), incursioni estemporanee nel blues delle Midlands (“Black Smoke”), nel doo-wop festoso e scanzonato (Harmony Around My Table) o nel tortilla-western (She Rode Me).Meglio allora la scena solitaria e noir estratta da un’immaginaria colonna sonora che dà vita alla strumentale Hubbard Hills.
Con la classe che hanno questi qua potrebbero suonare anche le canzoni dello “Zecchino d’oro” (e ci vanno vicino nel delizioso progetto “Songs For The Young At Heart”- www.songsfortheyoungatheart.co.uk - in cui suonano e rielaborano canzoni per l’infanzia insieme a gente di poco conto come Bonnie Prince Billy, Jarvis Cocker, Kurt Wagner e Stuart Murdoch), per il resto bisogna saper prendere il tempo e accontentarsi di quello che l’oggi ci propone (o propina). Una piena sufficienza.
LINK:
Sito Ufficiale: http://www.tindersticks.co.uk/
VIDEO:
- "Falling Down A Mountain" (official trailer): http://www.youtube.com/watch?v=y1jylAx5nhY
- "Black Smoke" (audio): http://www.youtube.com/watch?v=UmphIz99JIQ
- "Peanuts" (audio): http://www.youtube.com/watch?v=cPtuYmYg8OU
- "Hubbard Hills" (audio): http://www.youtube.com/watch?v=_GgkqxkZ7mk
- "Harmony Around My Table" (audio): http://www.youtube.com/watch?v=p2QhHujv_CI
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