Franz Ferdinand
Right Thoughts, Right Words, Right Action
Il segreto del successo dei Franz Ferdinand sta nellessere più bravi degli altri (in particolare, questanno, degli Strokes) senza essere continuamente alla ricerca di chissacosa li farà risultare meglio degli altri. Per quanto il loro sound sia (sempre stato) pieno zeppo di citazioni e rivisitazioni, sempre uguale a se stesso senza clamorose variazioni dal tema principale che li caratterizza fin dagli esordi, risultano, continuamente e malgrado tutto, godibili e accattivanti. Elettro-dance-pop-wave-post-punk-alt-art-rock o niente di tutto ciò se poi il tuo unico merito è semplicemente (!?) quello di saper sempre azzeccare il motivetto che ti perfora velocemente il cervello, quello degli ascoltatori diversamente attenti e ballerini, con quella semplicità e immediatezza che possono dar certamente fastidio a chi si affanna a cercare per stupire e poi spesso finisce per non raccogliere granché.
Right Thoughts, Right Words, Right Action arriva dopo quattro anni dal fortunato e validissimo Tonight Franz Ferdinand, che tanto aveva fatto ballare con la sua incredibile mole di hits tanto da averne fatto uno dei dischi che hanno più girato negli ultimi anni sui dispositivi del sottoscritto, con buona pace dei vicini grigi e noiosi.
Ascoltando le prime tracce ci si accorge che la vena creativa del quartetto di Glasgow non si è scalfita nel frattempo e che un buon numero di tracce andrà sicuramente a rimpolpare un ipotetico e prevedibile greatest hits di futura pubblicazione. Right Action è semplicemente fantastica, nel perfetto stile happy hour/cazzone/ indie-wave dei loro migliori classici. Limpressione è di averla già ascoltata da qualche parte ma non hai tempo per pensarci poiché la tribù dei tuoi neuroni è shakerata dalla tua testa che continua ad andare ritmicamente SuEgIù. Evil eye è al limite della commedia horror con urla e organetti che stanno dietro ad un basso e batteria dalla cadenza lenta ma pur sempre ballereccia. Ladrenalina sale nuovamente con Love Illumination una sorta di crocevia immaginario tra il synth pop 80 (lorganetto dal minuto 1:10 ricorda quello di Enola Gay) e il rock danzante dei Black Keys di El Camino. Il primo momento riflessivo arriva con lintro di Stand on the Horizon prima dellesplosione di malinconica frenesia franzferdiniana che ne fanno lennesimo valido sottofondo per incantevoli e moderatamente agitati aperitivi in spiaggia di fine estate. Poi comincia un buco di idee dove lispirazione sembra quasi completamente persa abbandonando la strada del marchio di fabbrica Franz Ferdinand per rivolgersi a modelli stanchi e stereotipati dellindie rock albionico. Molto The Strokes la triste e non propriamente esaltante Fresh Strawberries così come la successiva, molto più agitata, quasi Libertines, Bullet, che qualcosa mi dice funzionerà tra gli ascoltatori disattenti ma al sottoscritto non dice granchè. Per ritrovare un timido tentativo di ripresa di inventiva e curiosità nellascolto bisogna arrivare a Brief Encounters che seppur non sia alla fine niente di che, quantomeno rompe il rilassato digiuno di idee appena faticosamente superato. Chiude in bellezza Goodbye lovers and friends che riprende il filo del discorso delle prime 4 tracce e riporta i nostri eroi sui territori che meglio gli sono congeniali: ritmo, ironia, motivetto accattivante culminante in malinconiche estensioni vocali nei cori.
I Franz Ferdinand scelgono la strada più comoda per il loro atteso ritorno. Nessun grosso stravolgimento della loro mission artistica, tre o quattro tracce valide, nel loro riconoscibile stile, fatte per stare nelle classifiche e nelle orecchie di molti, semplicemente perché funzionano, ed un furbesco esercizio riempitivo con poco entusiasmanti ma comodi (per loro) modelli di indie rock, come sono alla fine tutti buoni a farli. Potevano fare di più, certo, ma alla fine di questi tempi ci si accontenta.
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