R Recensione

9/10

Doves

Lost Souls

L' album che si sta per recensire è stato pubblicato nel 2000. Musicalmente parlando la stampa di allora era concentrata sul New Acoustic Movement (l' album più rappresentativo è dei Kings of Convenience, The Quiet is the New Loud); anni acerbi rispetto a quello che si sente in giro oggi, via radio e web.

Prima ancora che si rispolverassero tendenze smaccatamente new wave (Interpol) e garage-rock (Strokes, White Stripes e compagnia) e si rivalutasse il sound del sottovalutato Nick Drake (Coldplay, Parachutes), tre quarantenni di manchester decidono di pubblicare il loro primo album in stile rock-pop a sfondo malinconico.

Dodici tracce covate con amore, suonate e strutturate in ogni minimo particolare. Il filo conduttore che lega ognuna è il senso di vuoto e isolamento che le anime umane del 2000 portano dentro di sè, un malessere legato a quanto di buono si è perso nel corso degli anni precedenti.

La prima traccia, "Firesuite" è un pezzo totalmente strumentale con inframezzi di pianoforte e chitarre distorte; la grandezza e l' intuizione dei nostri sono rapidamente intuibili. Una melodia che ti prende per mano e ti ammalia con la sua dolcezza e poeticità. Seguita a ruota da "Here it comes" e "Break me gently" (il capolavoro assoluto) e da "Seasong".

"Rise" segna la fine della prima parte dell' album che si riapre con la felliniana "Lost Souls", seguita a ruota dalla beatlesiana "Melody calls".

Il colpo di scena che non ti aspetti è una "Catch the sun" a sfondo punk: sentendola la prima volta ti sembra orecchiabile ma non eccelsa, ma dopo svariati ascolti ti rendi conto quanta forza emotiva e pathos si cela dietro ad essa e quanta voglia di riscatto e di energia vogliono comunicare i tre musicisti all' ascoltatore.

Un capolavoro è tale quando ti conduce in territori inesplorati, dove nulla è scontato e tutto sembra luccicare come nuovo; ed eccoci giunti alle ultime quattro tracce che spiazzano per maestosità e grandezza compositiva, per lingimiranza e maturità che solo i grandi musicisti sanno regalarti.

"The man who told everything", "The cedar room", "Reprise" e "A house" sono quattro piccoli gioielli da conservare dentro di sè e proteggere senza ripensamenti.

In quello stesso anno uscì anche la prima fatica di Chris Martin e soci, tutti ne rimasero abbagliati, e così Lost Souls passò in secondo piano non meritando quanto avrebbe dovuto.

Un album consigliato vivamente da chi se lo porta dentro sin dal primo ascolto, da chi ama la musica come tale come forma d' arte che dipinge le nostre vite e colora le nostre emozioni.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 11 voti.
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denis 9/10
loson 6,5/10

C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Bellerofonte (ha votato 8 questo disco) alle 19:22 del 28 aprile 2010 ha scritto:

Grande album. Il migliore dei Doves a mio avviso. Li vidi live nel 2005 a Bolton quando fecero da supporto ai Coldplay, ed ebbi la grande emozione di poter ascoltare The Ceda Room che è una della canzoni che compongono la mia personale lista di emozioni in musica.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:53 del 28 aprile 2010 ha scritto:

RE: grande album. il migliore dei doves a mio avviso

mi associo alla tua considerazione, bellero (sebbene il resto della discografia dei doves è, sostanzialmente, di alto livello). "catch the sun", "sea song", "break me gently", "the cedar room" sono quattro brani irrinunciabili per me. 8,5

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 22:59 del 28 aprile 2010 ha scritto:

Si, si, sicuramente il migliore della discografia.

Utente non più registrato alle 21:34 del 5 marzo 2012 ha scritto:

Bellissimo album