R Recensione

7/10

Biffy Clyro

Puzzle

Brutta bestia, la discografia.

Succede che formi un gruppo, magari nel Regno Unito, da sempre preda di band brit pop/rock l’una il clone dell’altra (i Pulp sono esistiti una volta sola), oppure di improbabili complessi pseudo-garage, salutati come i salvatori del genere ed i salvatori dei fasti più antichi e gloriosi, quelli “di un tempo” (come se, quel tempo, appartenesse formalmente a milioni di anni luce fa).

Succede che suoni per anni, molti anni: magari te ne esci con dei cd meravigliosi che la critica decanta e il grande pubblico non vuole conoscere. Poi, sempre quelle tre o quattro persone, vanno a scardinare dal podio degli intoccabili nomi dell’ingombrante calibro di Nirvana e Rush, li uniscono assieme e definiscono in questa maniera il tuo modo di pensare, partorire e suonare la musica. Onori profusi e imbarazzanti silenzi a parte, i soldi ancora non arrivano.

Che fare, allora? Semplice: ammorbidire e omogeneizzare il suono.

Si può sintetizzare così l’ultradecennale storia dei Biffy Clyro, trio scozzese dedito ad un ipercinetico garage/progressive rock dagli arrangiamenti estremamente complessi e dai cambi di tempo curati e mai banali. Colti, intellettuali, sempre alla ricerca di nuove soluzioni e di nuove sonorità, con quel fascino che solo il talento inespresso può regalare, riuniti sotto un nome puramente casuale e fantasioso: ecco così che nel 2000 e nel 2003, rispettivamente con “Blackened Sky” e “The Vertigo Of Bliss”, i Biffy avevano fatto breccia fra le reazionarie maginot della stampa anglosassone.

Ora, parlare di questo nuovo “Puzzle”, a tre anni dall’ultimo “Infinity Land”, può essere quantomeno problematico. Perché, conoscendo i precedenti degli scozzesi, e sapendo l’enorme potenziale di cui i tre dispongono, ci si chiede francamente quale sia il motivo di queste tredici, nuove canzoni, se non il tentativo di aprirsi ad una platea più ampia per conquistare, in contemporanea, un maggiore successo economico.

Sparite le contorsioni strumentali, livellati i dislivelli armonici, ammorbidita quella particolare ruvidità grunge che rendeva il tutto più avvincente, attuata una pulizia ed una cura sonora senza precedenti: i Biffy tentano il colpo grosso e non lo negano affatto. Ed è un peccato, perché la particolarissima opener “Living Is A Problem Because Everything Dies” (cobainiana già dal titolo) con quegli archetti, mortali nel loro zigzagare confuso, e quelle aperture sinfoniche pompose e vigorose allo stesso tempo, era un biglietto di presentazione eccellente –se solo ci fossero state più chitarre!-. Un po’ come se un’orchestra venisse catturata e rinchiusa dentro una gelida fornace. Una nuova “Smells Like Teen Spirit”, futurista, dove i wah wah delle chitarre si trasfiguravano nei cigolii dinamici dei violini, e l’urlo esistenziale di Kurt Cobain si plasmava nel cantato chiaroscurale di Simon Neil.

Proprio Neil è la croce e la delizia dell’intero “Puzzle”: se, da un canto, le sue doti vocali non possono certo essere trascurate, dall’altro la sua eccessiva limpidezza, anche e soprattutto nei toni più alti, riduce di molto l’impatto assassino di chitarra e basso, già di loro meno feroci del consueto. Ecco quindi che spunti realmente interessanti come “Who’s Got A Match?”, con il suo ritornello corale a metà fra un certo brit rock novantiano e alcuni episodi dei Queens of the Stone Age, oppure il leggero emocore di “A Whole Child Ago”, o ancora “The Conversation Is…”, dal suo forte impatto a metà fra i Rush e i migliori episodi di power-pop a stelle e strisce, vengono ridimensionati, in peggio, proprio da un cantato troppo soffice e delicato dove, al contrario, servirebbe una tonalità più aggressiva. Curioso notare, invece, come potenziali singoli, semplici ed orecchiabili, del calibro di “Saturday Superhouse” (ispirata, in parte, da una matrice di stampo Weezer), o l’eccessivamente lunga semi-ballata “As Dust Dances”, presentino al loro interno delle progressioni strumentali davvero non male, sia in crescendo che in decrescendo, quasi a ricordare che, sotto la nuova patina, esiste ancora uno spirito inventivo e sperimentale.

Ma se, fino ad adesso, il cd si era lasciato ascoltare piacevolmente, senza sussulti particolari, positivamente e negativamente parlando, il discorso cambia leggermente con il progressivo addentrarsi all’interno del lavoro. Sapere che tra “Blackened Sky” e “Puzzle” sono passati appena sei anni, certamente, non aiuta a capire il perché di canzoni come “Folding Stars”, che sembra una (brutta) summa di quanto ascoltato finora, con tanto di strenne natalizie, o la sconcertante “9/15ths” che, a dirla tutta, con le sue atmosfere ossessive tipicamente post rock, non sarebbe per niente un pezzo malfatto, se non fosse per il fatto che le sviolinate sono esattamente quelle già sentite in apertura con “Living Is A Problem Because Everything Dies”. Siamo proprio sicuri che nel 2001 i Biffy sarebbero scesi a tali compromessi?

Forse, questa, è una domanda che rimarrà insoluta, perché i Nostri paiono accorgersi della flessione stilistica e, nel finale, piazzano in calcio d’angolo un trittico che risolleva abbondantemente la media del lavoro. Dapprima la meravigliosa “Semi-Mental”, un compendio su come davvero si deve usare una chitarra elettrica, nel 2007, che risente della lezione nirvaniana e delle schitarrate, piene e fulgide, di stampo stoner, eccezion fatta per l’onirico finale; poi, la particolare “Love Has A Diameter” che, in un serraglio ritmico sostenuto, unisce l’etereo romanticismo del post rock di ultima generazione con la new wave dei Joy Division; infine, “Get Fucked Stud”, con il riff d’apertura acido e arzigogolato che apre il sipario su un bel brano rock, ricco di suoni e di cambi di tempo.

La conclusiva “Machines” segna la fine anche per questo capitolo dei Biffy Clyro. Un album discretamente bello, ma non certo coraggioso: un lavoro che, messo al confronto coi precedenti, sfigura, e non poco. L’ennesimo "bell’album e basta" di questo 2007. A quando un’opera meno qualunquista e facilona?

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 9 voti.
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gloria 7/10

C Commenti

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simone coacci (ha votato 4 questo disco) alle 17:59 del 29 novembre 2007 ha scritto:

Nonostante gli sforzi del recensore (lavoro tanto meritorio e di eccellente fattura, quanto è vacua e inconsistente la sostanza del gruppo)per rendere interessante questo polpettone, direi che no, non ci siamo proprio. Questi sono dei Get up kids con l'orchestrina per ballare il liscio o, al più, dei Blink 182 che hanno imparato a suonare. C'è dentro tutto quello che può piacere all'adolescente medio: emo da O.C., chitarre ribassate alla Incubus, qualche passaggio prog "tanto pe 'ffa vedè che sapemo pure sonà", voce angosciato-scanzonata come se avessi 16 anni e magari invece ne ho 30, la panza da alcolizzato, i capelli stempiati, una ex moglie e un mutuo cospicuo da onorare (il che spiegherebbe molte cose). No, no, non ci siamo. Bravo Biasio comunque (a parte l'indulgenza sul voto, ma tanto un talloncino d'Achile ce lo abbiamo tutti e poi, non mi stacherò mai di ripeterlo, i voti non contano nulla!), solo, la prossima volta, scegliti un gruppo che valga la tua bravura. è un consiglio da amico. .

Marco_Biasio, autore, alle 19:29 del 29 novembre 2007 ha scritto:

Eh sì Simone

Hai perfettamente centrato il nocciolo del discorso: la voce del cantante. Non giriamoci attorno, è orribile! Smielata e assolutamente inadatta alle trame strumentali del disco (e non solo di questo). Sai cosa? E' vero forse che sono stato troppo indulgente (sarà stata "Get Fucked Stud" ad influenzarmi?), ma prova a eliminare mentalmente il cantato e a soffermarti maggiormente sui ruoli di chitarra e basso. Vedrai che più di qualcosa riuscirai a salvarlo: altrimenti quel 4 lo appoggerei in toto anch'io E grazie ancora dei complimenti e della dritta sui Down (disco molto rokke ))

swansong (ha votato 7 questo disco) alle 14:15 del 19 marzo 2008 ha scritto:

A me non dispiacciono

non sarà un capolavoro, nè un'opera rivoluzionaria o coraggiosa, ma io li promuovo. Decisamente piacevoli...

moromorinimoroni (ha votato 7 questo disco) alle 1:57 del 17 maggio 2008 ha scritto:

fatemi spiegare

ciao a tutti...poter parlare del mio gruppo preferito in qualsivoglia pagina html della rete mi fa ben piacere. Il buon vecchio Marco dice esattamente quello che andava detto per il trio scozzese. Quando, per la prima volta, (dopo insistenze varie per farmi arrivare il cd dal mio venditore di fiducia e rinunciando acquistandolo direttamente di persona dal sitarello dei Biffy),ascoltai Blackendey sky, pensavo davvero ad un cd nella norma...poi lo riascoltai, ne trovai invenzioni, riff che prendevano davvero molto dei nirvana (di cui non credo sia una fastidiosa metafora) ma migliorandone il concetto musicale. La favola scozzese continua per altri 2 album ma vigliacco un italiano che li abbia fatti conoscere, chiamati ad un festival, fatto sentire un singolo ad una radio per fare conoscere la vera natura del gruppo prima del necessario polpettone commerciale di puzzle...ora, polpettone sembra esagerato, puzzle è un bel prodotto...ma un prodotto! sembra davvero il necessario lavoro post-produzione di un discografico che dopo aver lavorato alle spalle del genio di Simon e dei gemelli Johnston, abbia voluto farli conoscere in giro, ricavarne un qualche dindino e farli suonare USA, Japan e spalla dei Rolling Stones,QOSA, Muse e chi più ne ha più ne metta di gruppi da prodotto musicale confezionato pro-ascoltatore medio..cre! Adesso chiediamoci noi italiani del perchè ne parliamo solo in uno delle migliaia di blog, siti, web che parlano di musica di un gruppo che confeziona un capolavoro come infinity land, di un gruppo che nella patria dove nascono i nuovi generi musicali "di nicchia", come l'inghilterra, già li consacrò come gruppo da sold out al primo album......se non siete nati fan dei biffy ma ne siete diventati critici con puzzle, lasciate intonsi i tasti della tastiera e parlate dei bloc Party e QOSA che tanto loro non hanno storie da raccontare...Puzzle è la ruffianata, ma i Biffy non hanno bisogno di noi italiani (tour booking a domostrarlo) e noi terroni europei non dobbiamo che inchinarci ad un trio coi controcoglioni come loro! Piuttosto si faccia una petizione per chiamarli in italia che di spendere moneta europea a girare i paesi della comunità, per vedere dei concerti decenti, son divenuto squattrinato.

Gengis il Kan (ha votato 7 questo disco) alle 12:36 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Mah... considerarli << dei Get up kids con l'orchestrina per ballare il liscio >> mi sembra inopportuno. I Biffy Clyro non sono questo disco o meglio non sono solo questo disco. Questo e' il loro "Harvest", ovviamente con le dovute proporzioni. Hanno cercato i soldi e il successo e l'hanno ottenuto... ma ascoltate "The Vertigo of The Bliss", che fu registrato e missato in un solo giorno che di soldi non ce n'erano, o "Infinity Land"... quelli sono i veri Biffy Clyro e i Get Up Kids non l'hanno mai nemmeno sfiorato un disco come "Infinity Land" non sono mai andati nemmeno vicini a farlo. Non e' proprio nelle loro possibilita'.

Nivasio Dolcemare (ha votato 8 questo disco) alle 1:02 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Simone Coacci

Sempre la solita solfa dell'ascoltatore medio e bla bla bla... Se tu non hai sedici anni la colpa non è mica dei poveri Biffy Clyro! E poi cosa vuole dire avere sedici anni? Critichi l'approccio easy listening di Puzzle e poi cadi in una riflessione pateticamente riduzionista? La pancia da alcolizzato la puoi perdere tranquillamente. Esistono pure i trattamenti per i capelli. Per quanto riguarda il mutuo... Tante persone lo pagano. Continuo a non capire quello che hai scritto. Oltretutto non credevo che i The Subways e i Kasabian facessero parte di quello che tu definisci "emo da O.C" (nuova corrente?). Troppo facile ridurre tutto a mode giovanili. Commento saccente e borioso. Ottima recensione.

simone coacci (ha votato 4 questo disco) alle 12:47 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Cliff non ho voglia di litigare per questo disco di cui, a quasi tre anni di distanza, conservo a malapena un vago e insignificante ricordo. Stai calmo e pensa alla salute. E non andare sul personale, per favore.

Nivasio Dolcemare (ha votato 8 questo disco) alle 14:11 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Sono in ottima salute. Nulla di personale. Detesto semplicemente che una band piena di talento venga criticata senza alcun rigor di logica. Saluti.

simone coacci (ha votato 4 questo disco) alle 14:56 del 6 giugno 2010 ha scritto:

RE:

L'ironia questa sconosciuta. Saluti anche a te e tante care cose.

Dr.Paul (ha votato 4 questo disco) alle 14:25 del 6 giugno 2010 ha scritto:

secondo me invece le critiche erano decisamente sensate e ponderate! ma quale talento....

Nivasio Dolcemare (ha votato 8 questo disco) alle 15:44 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Ascoltati Only Revolutions o Infinity Land dottore. E riguardati il significato dell' aggettivo ponderato.

Nivasio Dolcemare (ha votato 8 questo disco) alle 15:45 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Ironia scadente.

simone coacci (ha votato 4 questo disco) alle 15:49 del 6 giugno 2010 ha scritto:

RE:

Anche scaduta se è per questo. Sono passati tre anni. è roba da consumarsi prferibilmente entro.

Nivasio Dolcemare (ha votato 8 questo disco) alle 15:52 del 6 giugno 2010 ha scritto:

Questa è più che buona.

Giuseppe 57 (ha votato 8 questo disco) alle 11:41 del 14 ottobre 2010 ha scritto:

Gruppo fortemente sottovalutato. Eccezionali..